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Gay & Bisex

Una bella lezione


di crigio
23.09.2013    |    10.430    |    1 9.2
"“Sabato sera può andar bene?”, mi chiede..."
“Pronto, Giò!”.
“Ciao, Andy…”.
“Indovina un po’ chi mi ha chiamato poco fa?”.
“Vediamo… uhm… la regina Elisabetta?”.
“Che cretino!”.
“Ma come vuoi che indovini!?”.
“Vabbè, te lo dico io: Marco! Te lo ricordi?”.
“Ma chi? La puttanella che ci ha dato buca la sera dell’orgia a casa tua l’anno scorso?”.
“Sì sì, proprio lui! Mi ha chiesto se gliene organizzo un’altra. Stavolta giura che ci sarà, cascasse il mondo!”.
“E tu ti fidi?”.
“Mah… Però stavo pensando di tirarglielo noi un brutto scherzo a sto giro…”.
“Che hai in mente?”.
“Gli facciamo passare un brutto quarto d’ora! Sai, nonostante si vanti tanto, nell’ambiente si dice che non è poi così esperto: cerca sempre cazzi grossi, ma poi con una scusa si tira indietro, oppure ti fa solo una pompa e via! Allora mi è venuta un’idea: che ne dici di contattare uno dei tuoi stalloni superdotati, così lo sventriamo per bene quello stronzetto?”.
“Non male come idea. Io ho un conto in sospeso con lui. Quella sera mi sono dovuto sacrificare io per colpa sua…!”.
“Beh non direi che è stato un sacrificio…”.
“Vaffanculo, Andy!”.
“Ahahah! Dai, che dici? Pensavo a quel ragazzone che hai conosciuto sulla nave la scorsa estate, quello della squadra di calcio…”.
“Ma chi? Enrico? Ma quello ce lo squarta! Non ha solo un palo enorme; ci va anche giù pesante!”.
“Ma scusa: dobbiamo o no dargli una lezione con i fiocchi? E allora! Dai, chiamalo e fammi sapere, che poi io organizzo. Ciao!”.
“Asp…!”.
“Cazzo! Qui passiamo un guaio!”, penso. “Però… non male l’ideuzza… magari poi mi faccio ripassare anch’io dal gigantone…”.
Subito apro la community a mando un messaggio a Enrico. Lui mi risponde in serata e mi dice che lo stuzzica molto l’idea di scopare un ragazzino. Bene! Chiamo Andrea e gli dico di organizzare. “Sabato sera può andar bene?”, mi chiede. Giro la proposta ad Enrico che mi dà il suo ok: verrà da me nel pomeriggio e poi andremo insieme a casa di Andy.

“Ehi, Giò!”.
Sono alla stazione ed Enrico è appena sceso dal treno e mi sta chiamando da lontano. Gli vado incontro e ci salutiamo. “Ciao, ragazzone! Sempre un bel tronco di pino, vedo!”.
“Eheh!”, ride lui, imbarazzato.
“Dai, andiamo a casa!”, e lo porto da me a darsi una rinfrescata e per spiegargli come si svolgerà la serata. Dopo una doccia è già pronto per andare.
Arriviamo da Andrea verso le sette e lui si sta già dando da fare con Marco. Quando ci apre la porta ha la patta mezza sbottonata: “Scusate, ma la puttanella è in calore!”, scherza.
Gli presento Enrico ed entriamo in camera da letto. Marco è nudo in ginocchio vicino alla sedia, con le labbra umide: è evidente che stava facendo un pompino a Andy.
“E lui chi è?”, chiede indicando Enrico.
“E’ un mio amico curioso. Ti spiace se guarda?”, gli faccio, seguendo il copione concordato con Andrea.
“No… no, nient’affatto!”.
Enrico va a sedersi su una poltroncina da dove può godersi lo spettacolo, mentre Andy si siede nuovamente e si fa manipolare dalla troietta, che impaziente gli risbottona i jeans e si avventa sul suo cazzo. Io mi spoglio e mi inginocchio dietro Marco cominciando ad accarezzarlo. Devo ammettere che è carino e che ha un culetto niente male: piccolino, ma bello tondo. Mentre glielo massaggio lancio un’occhiata ad Enrico che mi sorride di approvazione: gli piace!
Tiro su le terga di Marco e lo faccio mettere a 90 gradi. Affondo il viso tra le sue chiappe e inizio a leccarlo. Lui geme come una puttanella, emettendo urletti molto acuti. Gli passo la lingua sulla rosellina, prima tenendola a punta e poi aprendola completamente e lappando con una certa pressione. Lui dà segni di godimento: agguanta l’asta di Andrea con una mano e la lecca per tutta la sua lunghezza, girando un po’ la testa verso di me e socchiudendo gli occhi.
Quando il suo buco è zuppo della mia saliva, glielo accarezzo un po’ con un dito e poi ci entro piano. Marco ansima. Tiro via il dito, lo succhio e glielo rinfilo dentro. Lo rigiro in un senso e nell’altro cercando di allargarlo un po’. Ci sputo sopra, spalmo la saliva con l’altra mano e comincio a fargli un ditalino.
Dopo un po’ il mio dito scorre meglio: lo tiro fuori, lecco ancora un po’ il buco e poi punto indice e medio al culo di Marco. Spingo. “No!”, urla lui.
Guardo Andrea, pensando: “Cazzo! Così non riusciremo mai ad entrarci! Figurarsi se ci può riuscire Enrico!”. Ma Andrea mi fa capire di continuare a dilatargli l’ano, senza badare alle sue proteste.
“Ehi, puttanella!”, dice poi, rivolgendosi a Marco. “Non è che hai intenzione di tirarti indietro!? Sei qui per farti scopare, giusto?”.
“Sììììì!”, rantola lui, esagerando il verso.
“Questo è tutta scena!”, penso. “Ma gli faccio passare io la voglia di prenderci per il culo!”.
Continuo le mie pratiche puntando adesso tre dita alla rosellina della troietta, sbavandoci sopra abbondantemente. Vedendo una certa resistenza da parte sua, gli schiaffeggio una chiappa. Lui urla, ma dopo un’iniziale contrazione, il buco si rilassa. E riesco ad entrare.
“Oh no!”, protesta lui, ma Andrea, stufo di questi giochetti, gli afferra la testa e gli affonda il cazzo fino in gola per zittirlo. Io, per aumentare l’eccitazione di Marco, gli strizzo un capezzolo: il suo ano si rilassa ancora e riesco a farci scorrere dentro le tre dita. Lui sembra cominciare a godere sul serio, perché il suo corpo comincia a sudare e i suoi movimenti sembrano più naturali. Addirittura si porta le mani sulle chiappe a se le apre: bene, la penetrazione sta facendo effetto!
Do un’occhiata ad Enrico: si sta accarezzando la patta ancora abbottonata ed è un po’ rosso in volto. Si sta con tutta evidenza eccitando.
Rigiro le mie tre dita nello sfintere di Marco, mentre con l’altra mano mi masturbo. Il mio cazzo è bello dritto e, dal momento che è il meno grosso dei tre, sarò io a scopare per primo la puttanella.
Tiro fuori le dita. Il buco rimane aperto per qualche secondo. Mi sputo sul cazzo e lo bagno bene. Punto la cappella al buco di Marco e spingo. Sono dentro e la troietta geme, mentre Andrea gli sta ancora riempiendo la bocca con la sua verga. Procedo nella mia penetrazione, piano e tornando indietro di tanto in tanto per fare abituare lo sfintere alla dilatazione.
Alla fine sono tutto dentro. Inizio a stantuffare. Marco si sfila il cazzo di Andrea dalla bocca e urla: “Cazzo, sìììì!!! Come godo!!!”.
Io e Andrea ridiamo: “Ma guardati! Sei tutta in fregola! Lo sapevamo che lo volevi nel culo!”, gli dico io. Poi Andrea gli riafferra la testa, si alza e spinge indietro la sedia cominciando a fottergli la bocca.
La troia gode e il suo sfintere si sta aprendo bene. Quando capisco che è abbastanza dilatato, mi sfilo e faccio segno ad Andrea di scambiarci di posto. Marco sembra ubriaco di libidine. Probabilmente non è neanche colpa sua: secondo me non ha mai incontrato qualcuno che si preoccupasse del suo piacere, per cui non sa che si può godere sul serio anche con la bocca e col culo.
Mi alzo e vado a riempirgli le fauci con il mi cazzo sporco dei suoi umori. Andrea si accovaccia dietro di lui e lo penetra con la sua solita irruenza. Marco urla e sgrana gli occhi: “Oddio! Così mi fai male!”.
“Sì, puttanella! Ma vedrai che tra poco ti piacerà!”, lo insulta Andrea, e riprendiamo a violentarlo in entrambi i suoi buchi.
Poi il corpo di Marco vibra di eccitazione, quindi anche dietro deve cominciargli a piacere. Chiedo ad Andrea, sussurrando: “Si sta dilatando ancora?”.
“Oh sì”, mi risponde lui. Bene, ma prima di passare all’arma segreta di Enrico, voglio fare un’altra cosa e, quando Marco sembra non poterne più dei colpi di Andrea, li faccio alzare entrambi. Dico ad Andrea di sedersi sulla sedia e a Marco di impalarsi sul suo cazzo. Adesso la verga del mio amico gli scivola dentro come un coltello nel burro e il ragazzino gode davvero come una vacca. Mentre è intontito dal piacere, lo faccio piegare in avanti sul corpo di Andrea e punto il mio cazzo al suo buco. Spingo e lui, urlando, inarca la schiena. La mia verga entra. Lo scopiamo così per un po’, alternandoci nella penetrazione. Lui è completamente abbandonato sul corpo si Andrea e si gode la cavalcata. “Dormi, bambino, finché puoi!”, penso. “Non sai cosa ti aspetta!”.
Ormai lo sfintere di Marco e rilassato e ben dilatato. Guardo Andrea e ci intendiamo sul fatto che possiamo passarlo ad Enrico. Estraiamo i nostri cazzi, lo facciamo sdraiare sul letto ed io mi metto sopra di lui a 69, sbattendogli le mie chiappe in faccia: “Leccami, troia!”, gli faccio.
Intanto, Andrea, rimanendo in piedi all’altra sponda, si carica le sue gambe sulle spalle e gli affonda il cazzo in culo. Mentre Marco ha la faccia coperta dal mio culo, faccio segno ad Enrico di prepararsi. Il gigantone si alza, si spoglia ed il palo che ha tra le gambe svetta imponente, dondolando per le pulsazioni dettate dall’eccitazione. Andrea si volta a guardarlo. Poi guarda me con quei suoi occhi spiritati e quel suo sorriso da scienziato pazzo: non vede l’ora di cedere la puttanella a quell’energumeno perché la sventri come si merita.
Allora, dopo aver dato altri due colpi profondi allo sfintere di Marco, Andrea estrae la sua mazza e si fa da parte. Quindi il gigantone avanza con la sua sciabola bella dritta, solleva le gambe di Marco, mi guarda e, dopo un mio cenno di approvazione, affonda con inaudita violenza nelle viscere della troietta. Questa viene sbalzata in alto dalla scossa che il palo di Enrico deve avergli procurato dentro ed emette un grido disperato che rimane soffocato tra le mie chiappe.
Marco comincia ad agitarsi, ma io ed Enrico lo teniamo fermo. Il cazzo viene tirato fuori con un strattone e il buco di Marco resta aperto a dismisura. Subito Enrico ci riaffonda dentro e di nuovo quel corpicino ha un sussulto. Dopo alcuni colpi, Marco non si muove più. Temendo che sia successo qualcosa, sollevo un po’ le mie chiappe e lo vedo rantolare con una smorfia di dolore in volto. Una lacrima gli solca una guancia e implora: “Basta, vi prego…”. Enrico gli dà un altro colpo e poi si tira fuori piano, impietosito dalla condizione del ragazzino.
“Va bene, mezza calzetta!”, dico. “Va’ a sederti lì!”. Lui cerca di scendere da letto, ma ha tutti i muscoli indolenziti. Andrea lo sorregge e lo fa sedere sulla poltrona: “Bastardi… bastardi…”, sibila mentre deambula verso la seduta. Andrea gli massaggia il corpo. Poi si accovaccia tra le sue cosce, gliele solleva e gli lecca il buchino martoriato. Marco sembra rilassarsi nuovamente e provare piacere.
Intanto, Enrico si mette a sedere sul letto appoggiando la schiena alla sponda. Io gli vado sopra e, dandogli le spalle, gli sbatto il culo in faccia. Lui inizia a lapparmi il buco con evidente voluttà.
“Ehi, puttanella!”, dico, richiamando all’ordine Marco. “Ricordi che un anno fa ci hai dato buca? Bene, questa serata è stata una lezione per te. Spero che tu abbia imparato che non si fanno certi giochetti con noi. Adesso però, dopo la punizione, viene la lezione vera e propria: guarda come si prende un cazzone di queste dimensioni!”.
Scollo le mie chiappe dal viso di Enrico, mi giro voltandomi verso di lui e precipito letteralmente sul suo obelisco svettante. Enrico si irrigidisce un secondo per poi rilassarsi quando entra in sintonia col mio movimento. Mi volto verso Marco: ha un’espressione di stupore sul volto. È allibito da come ci si possa impalare così facilmente su un cazzo così grosso. Io torno a guardare il mio stallone e gli faccio un lingua-in-bocca. Poi lui si attacca ad un mio capezzolo e me lo tortura con la lingua e con i denti, mentre io continua a rimbalzare contro il suo ventre ingoiando nelle mie viscere tutta la sua mazza.
Allora, con il palo ben piantato in corpo, mi giro dando le spalle ad Enrico, mi sdraio su di lui e inizio a muovere il mio bacino a ritmo serrato, scopandomi quel ben di Dio e offrendo a Marco la vista delle mie cosce aperte e del mio buco ben dilatato.
“Andrea, ma che cazzo fai là? Non vedi che ho la bocca vuota e assetata?”, dico al mio amico. Lui non si fa pregare e salta sul letto affogandomi col suo biberon. Lo succhio voracemente con labbra protese e guance incavate, lanciando sguardi di sfida alla puttanella che, eccitata dallo spettacolo, inizia a tirarsi una sega.
“Che fai, troietta!”, lo rimprovero. “Vieni a succhiarmi il cazzo!”, e lui, intimorito dal mio tono, si alza e, ancora barcollante, sale sul letto e si ingoia la mia verga, mentre io inghiotto di nuovo quella di Andrea e continuo a fottermi quella di Enrico.
Così stimolato, il mio corpo comincia a regalarmi un piacere intenso. Poi Enrico inizia ad assestarmi dei colpi profondi nello sfintere e allora le mie gambe vengono prese da un tremore improvviso che via via risale per tutto il corpo: reclino la testa e il gigantone si attacca al mio collo, leccandolo con passione, mentre le sue mani si portano ai miei capezzoli e li stringono ferocemente. Il tremore ridiscende lungo la mia schiena e, quando arriva al culo, il mio bacino sussulta e il mio cazzo si pianta nella gola di Marco che tossisce per la mancanza di respiro. Il mio sfintere si dilata: “Più cazzo, più cazzo!”, chiedo ad Enrico e lui mi entra dentro completamente. I tremori salgono e scendono, le mie mani cercano un appiglio, il mio corpo è sconvolto. Andrea mi afferra il capo e mi riaffonda il cazzo in gola: due/tre colpi e ho la bocca inondata dal suo sperma.
Anche nel culo: due/tre colpi ed Enrico esplode il suo piacere dentro di me.
E infine anch’io: qualche colpo e mi libero tra le fauci di Marco, mentre continuo a dimenarmi sul palo del gigantone e a strusciare la mia schiena contro il suo corpo muscoloso, come una gatta in calore.
“Che scopata, ragazzi!”, sbotto, guardando Marco con un sorriso da troia navigata e leccando dalle mie labbra la sborra calda di Andrea.
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