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Gay & Bisex

Cerco attivi (3)


di crigio
13.08.2015    |    7.960    |    6 9.2
"Solleva un po’ il busto e si aggrappa alle chiappe di Enrico, tirandolo a sé e facendogli capire che lo vuole tutto dentro..."
Non appena torna in sé, Roberto solleva il capo e guarda verso Enrico e Faruk. “Che c’è?”, chiede. “Siete timidi?”, li provoca. Allora, si tira su e scende dal letto, andando loro incontro. Si inginocchia ai loro piedi con fare sinuoso e allunga le mani sulle loro cosce, facendole scivolare verso le loro patte.
Lo ferma, però, il mio boy, che con uno scatto improvviso lo afferra per i capelli, si alza in piedi e lo trascina letteralmente di nuovo verso il letto. Roberto si lamenta per il dolore, ma segue Enrico gattonando, fino ad arrivare alla sponda. Lì il mio gigantone gli incolla la faccia al suo pacco e, mentre il torello glielo massaggia e glielo lecca, lui inizia a spogliarsi. Roberto, sollevando lo sguardo, ammira e adora il fisico scolpito del mio ragazzone. Alza le mani e gli accarezza l’addome e il petto tonici, e poi torna giù a slacciare i jeans. Sganciato il bottone, tira giù la cerniera e nota subito che un affare interessante preme contro il cotone degli slip. Infila le dita nell’elastico superiore e tira verso di sé e poi verso il basso. Me una molla, il cazzone di Enrico salta fuori e sballonzola davanti al naso di Roberto, che emette un sospiro di profonda e felice sorpresa.
“Ma che bell’arnese!”, esclama, elogiando il mio boy. E devo ammettere che la verga di Enrico si staglia davanti a lui in tutta la potenza dei suo ventitré centimetri: completamente dura e solcata da vasi sanguigni, pulsante e con una cappella violacea e grossa. Il troione la impugna stringendola lentamente tra le dita e inizia a masturbarla piano. Enrico si assesta bene sulle gambe e aspetta che Roberto passi all’azione. Dopo aver provato due orgasmi anali, la sua libido deve essere aumentata molto e adesso dovrebbe dare il meglio di sé.
E infatti, vediamo le sue labbra schiudersi lentamente e con la stessa flemma avvolgere quel glande voluttuoso. Non appena lo ha tutto in bocca, le sue guance si gonfiano, tanto è larga quella testa di cazzo. Poi, però, si incavano e il puttanone comincia a succhiare con estrema partecipazione, accompagnando la mimica facciale con un mugolio di gusto che mi fa venire la pelle d’oca. La mano si stacca dall’asta e la testa del torello si porta via via verso il ventre del mio boy, finché il suo naso non viene solleticato dal pelo pubico. La prima volta non riesce a prenderlo tutto: quindi, torna indietro e ci riprova. La seconda volta le labbra arrivano a toccare l’attaccatura dell’uccello e il troione rimane fermo così per un po’ a suggere con profondo piacere. Enrico reclina la testa ed emette un gemito, stringendo forte i pugni fermi lungo i fianchi. Roberto, percependo quella reazione, alza lo sguardo e sorride, contento di stare facendo godere quello stallone.
Il mio gigantone abbassa il capo verso di lui e lo apostrofa: “Che bravo succhiacazzi! Dai, facci vedere quanto ti piace!”, e Roberto non aspettava altro. Con le mani ben aperte agguanta le chiappe nude di Enrico, i cui calzoni sono ormai scesi alle caviglie, e comincia un andirivieni ampio con la testa, piantandosi il cazzo fino in gola all’andata ed estraendolo quasi completamente al ritorno. Nella camera echeggia il suono della ciucciata, arricchito dalla secrezione di abbondante saliva dalla bocca del puttanone, che cola giù dal suo mento e sgocciola sul pavimento.
“MMMMMMMMMM!!!”, mugola il troione. “Com’è saporito… glough!... slurp!... Deve essere pieno… slurp!... di tanto buon… glough!... succo… slurp!”, biascica poi mentre continua nel suo famelico pompino.
“Lo scoprirai presto!”, risponde Enrico, che si lascia lavorare l’asta senza fare assolutamente nulla.
Dopo un paio di minuti, però, il gigantone ne ha abbastanza e sottrae a Roberto l’oggetto dei suoi desideri. Il puttanone sembra un po’ deluso, ma anche curioso di vedere che cosa gli succederà adesso. Enrico si spoglia di ogni indumento e gli occhi del torello si illuminano: è estasiato dal fisico scolpito del mio ragazzone e onorato di farsi scopare da quella statua di ragazzo.
Enrico lo afferra di nuovo per i capelli e gli ordina di sdraiarsi sul bordo del letto e di aprire le gambe. Roberto obbedisce tutto trafelato e si squarta letteralmente, tanto si aprono le sue cosce. Il mio boy si sistema lì in mezzo, si sputa su una mano e passa il palmo umido nel solco del troione. Quindi, ci appoggia il cazzo e spinge.
“OOOOHHHH… OOOOOHHHHH… OOOOOOHHHHH…!!!”, geme Roberto, mentre l’asta dura e calda gli scivola in corpo. Solleva un po’ il busto e si aggrappa alle chiappe di Enrico, tirandolo a sé e facendogli capire che lo vuole tutto dentro. Il gigantone non aveva certo la benché minima intenzione di lasciarne neanche un millimetro fuori e pertanto continua a penetrarlo finché il suo ventre non si incolla al culo della vacca. A questo punto, Roberto si contorce un po’ per sistemarsi ben bene la verga nello sfintere. Tuttavia, Enrico non aspetta i suoi comodi e torna indietro estraendo la minchia fino a metà. Poi, comincia a muoversi poco avanti e indietro per quattro/cinque volte. Infine, di colpo, affonda completamente nelle viscere del puttanone, che, colto di sorpresa, fa un balzo sul letto ed emette un urlo spaventoso.
Enrico non si lascia intenerire e ripete la sequenza. Qualche piccolo colpetto e poi squarcia di nuovo gli intestini di Roberto, il quale, stavolta, gli preme lo stomaco con le mani come se volesse cacciarlo via.
“No, basta!”, protesta. “Così mi distruggi!”.
“Sta’ zitto, stronzo!”, lo redarguisce, e per la terza volta lo lacera dentro, dopo averlo illuso di scoparlo più piano. Roberto inizia ad agitarsi di più e il gigantone teme che si sfili il cazzo. Allora, si china su di lui e, appoggiandosi con le mani sul letto, gli tiene ferme le gambe tra le sue braccia. Quindi, comincia a fotterlo come un ossesso, lasciandoci godere la scena perfettamente. Dal divano, infatti, vediamo la mazza del mio boy entrare ed uscire dallo sfintere di Roberto per tutta la sua lunghezza, mentre il torello emette continui rantoli di godimento. Ogni volta che il cazzo esce, trascina fuori con sé gli umori che la prostata sollecitata del troione sta secernendo e il lenzuolo si sta via via insozzando di liquidi intimi. Roberto non prova più dolore, nonostante l’irruenza del mio boy, ma geme di piacere e chiede sempre più cazzo. Si porta le ginocchia più vicine al petto e allarga maggiormente le cosce, favorendo la penetrazione; allunga le mani sulle chiappe dello stallone e lo esorta, con la voce e tirandolo a sé, a darci dentro ancora e ancora.
Enrico non si risparmia e trapana il budello della vacca squartandola letteralmente. Ad un tratto, le secrezioni dal culo di Roberto aumentano e sembrano quasi schizzare fuori.
“OOOOOOOOHHHHHHH… OOOOOOOOOOOOHHHHHHHH… OOOOOOOHHHHHHHH!!!”, gorgoglia la troia, mentre sopraggiunge inaspettato l’ennesimo (il terzo) orgasmo anale. Il letto, che fino ad un attimo prima cigolava sotto i colpi potenti di Enrico, adesso vibra per gli spasmi continui e incessanti del puttanone. Il suo corpo è sferzato da laceranti scosse ad alto voltaggio, alimentate dagli affondi ficcanti dello stallone che non accennano a diminuire, nonostante io sia sicuro che Enrico sa che cosa sta succedendo al corpo di Roberto. Il mio ragazzone vuole portarlo allo stadio più alto dell’estasi e, d’altronde, il torello non gli chiede pietà, né di fermarsi: ha finalmente capito che cosa significa godere.
D’improvviso, le natiche di Roberto cominciano a contrarsi: l’orgasmo è arrivato allo sfintere e per Enrico sarà dura resistere se ci rimane dentro. E infatti, il gigantone, con uno strattone secco, sottrae il cazzo al torello e si allontana dal letto. Rimane in piedi poco scostato e si gode lo spettacolo delle membra del puttanone squassate dalle convulsioni, come tutti noialtri del resto. Roberto singhiozza allo stesso ritmo degli spasmi e la sua rosellina si dilata a dismisura e subito dopo si richiude di colpo. Le sue gambe si muovono scomposte nell’aria e la sua schiena si inarca e si rilassa senza sosta. Si porta le mani al petto e se lo strofina forte: l’eccitazione esagerata deve avergli fatto salire un forte calore verso la gola e in quel modo cerca di smorzarlo. Lentamente ci riesce e il suo corpo comincia piano piano ad acquietarsi.
Quando finalmente trova pace, Enrico torna da lui e lo riprende per i capelli trascinandolo a terra. Roberto non ha più il fiato per protestare e si lascia fare qualsiasi cosa. Il mio boy lo fa mettere a quattro zampe con le testa schiacciata sul pavimento. Quindi, si sistema alle sue terga, piegando le ginocchia, e precipita nuovamente in lui con grande maestria. Non appena arriva in fondo, il torello inspira profondamente e strabuzza gli occhi. Rimane così per tutto il tempo per il quale Enrico lo monta, appoggiando tutto il suo peso sui lombari del puttanone. L’interno cosce di Roberto viene solcato da piccole cascate di umori che fuoriescono dal buco, mentre sul pavimento si forma una piccola pozza formata dalla saliva che perde dalla bocca semiaperta. Le labbra si muovono lentamente: sembra stia dicendo qualcosa. Piano piano il volume della voce aumenta e riusciamo a sentire: “Godo… godo… godo… sto godendo… sto godendo…”. Poi, si infila una mano tra le cosce, da sotto, e inizia a strofinarsi la rosellina violata con un movimento circolare che accelera sempre più.
Quel massaggio si trasmette anche al cazzo di Enrico, come capisco dalla smorfia che gli compare in volto. Il mio gigantone non resiste più: un leggero rantolo ci fa capire che l’orgasmo sta per arrivare anche per lui. Col passare dei secondi quel rantolo si trasforma in un suono gutturale da cavernicolo, fino ad esplodere in un urlo da Tarzan. Dal culo di Roberto comincia a colare, oltre ai suoi umori, anche la sborra che lo stallone gli sta scaricando dentro, che peraltro sembra non finire mai. Enrico deve avere fatto scorta per questa occasione.
Alla fine, il mio boy fatica quasi a rimettersi in piedi. Barcolla e viene a gettarsi sul divano. Roberto, invece, si trascina fino al letto, ci sale sopra e si abbandona alla stanchezza, supino.
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