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Piramide umana (Enrico, e poi Giò) (4)


di crigio
12.03.2018    |    2.487    |    2 9.9
"La mia rosellina si apre piano piano e dopo pochi secondi il seme inizia a fluire..."
(Giò)
"Adesso è il momento di darvi quello per cui siete venuti", dico al biondo e al moro. Poi mi rivolgo al riccioluto e gli ordino di avvicinarsi. Quello non ne può davvero più: ha solo voglia di sborrare anche se, immagino, il cazzo deve fargli un male cane e sarà dura arrivare all'orgasmo.
"Tranquillo! Ci penso io a te!". Comprendo la situazione in cui si trova lo stallone, stremato e dolorante, per cui cercherò di fargli spendere meno energie possibile e adotterò le mie tecniche migliori per farlo arrivare al piacere estremo.
Il cazzo del ricciolone è ancora durissimo: lo faccio sdraiare sul letto e gli dico di rilassarsi. A lui ci penserò io. Una volta steso, lo scavalco dandogli le spalle e mi accovaccio sul suo ventre. Mi sputo su una mano e mi spalmo la bava nel solco infilandomi due dita in culo per lubrificare anche quello. Poi impugno l'asta e la dirigo al buco: spingo verso il basso e il glande viola la mia rosellina. Nello specchio dell'armadio vedo lo stallone afferrare il lenzuolo e tirarlo forte. Le sue mani sono tese e il suo volto è contratto. Digrigna i denti mentre mi faccio scivolare il suo cazzone in corpo; poi scuote la testa a destra e a sinistra.
"Resisti! Non sborrare! Guai a te!", lo redarguisco.
"Sì... sì, padrone...!", rantola lui sfozandosi di obbedirmi. D'un tratto sento che la verga fa attrito contro il mio anellino e non entra completamente. Allora afferrò il biondo per i capelli e, strattonandolo, lo tiro verso il mio culo.
"Leccami la passerina, stronzo!", lo esorto, e poi mi appoggio indietro sulle mani aprendo le cosce e favorendo così il suo lavoro. La sua lingua inizia a percuotere la mia mucosa strappandomi un gemito. "Sì, così bravo! Mettici tanta saliva!", e lui subito obbedisce sputando sulla porzione di minchia ancora fuori dal mio sfintere. Con due dita inforco l'asta e spargo la bava ben bene. Spingo e il palo scorre in me fino alla radice.
"Oh, sì! Bravi i miei schiavetti!". Quindi, ricordandomi che il moro è alla mia sinistra a non far niente, acchiappo anche lui per i capelli e lo strattono fino al mio petto. "Torturami il capezzolo, stronzo! E fallo bene, capito?".
"S... sì, padrone...", risponde intimorito. Estrae la lingua e comincia a titillarmi la punta dell'areola provocandomi un brivido che mi fa cadere il capo indietro e sospirare a fondo. "Accarezzami! Accarezzami!", gli ordino ancora e lui allunga una mano sulla mia rosellina profanata unendo i suoi polpastrelli nervosi alla lingua saettante del biondo.
D'improvviso i miei muscoli interni si distendono e l'uccello del ricciolone affonda completamente in me. Lui sbraita e si contrae. Le sue mani lasciano il lenzuolo e si aggrappano alle mie spalle.
"Buono, tesoro! Buono!", lo rassicuro. "Siamo solo all'inizio".
"S... sì...", sibila lui acquietandosi un po'. Gli stimoli al capezzolo e alla rosellina mi stanno facendo salire un certo calore verso il ventre, che aumenta progressivamente fino a diventare un vero e proprio incendio. D'un tratto mi sento svuotare e un attimo dopo il biondo succhia rumorosamente i miei umori.
"Oh merda! Ma che è?", si meraviglia lo stallone. "Ma... ti stai bagnando, cazzo! Ma come fai?", continua con suo enorme stupore. Intanto, il moro raccoglie un po' dei miei succhi con le sue dita e se le porta alla bocca per assaggiarmi.
"Chi cazzo ti ha detto che potevi farlo, stronzo?", lo rimrpovero.
"Sc... scusa, padrone... Non ho re... resisitito...", balbetta.
"Continua a succhiare e ad accarezzarmi!", gli urlo. Poi volto il capo indietro e chiedo al ricciolone: "Tesoro, sono o non sono una gran troia?".
Lui, timoroso di darmi ragione, rispone: "S... sì, padrone... Credo di sì...".
"Come, credi? Lo sono o no?", insisto.
"S... sì... Sì! Lo sei!", fa lui, predendo sicurezza. "Sei una grandissima troia, cazzo!".
"Bravo il mio maialone! Adesso mi gingillo un po' col tuo giocattolino, ok?.
"O... ok...", e mentre i due schiavi continuano a stuzzicarmi, io inizio a muovermi su e già lungo l'asta, lentamente.
"Mmmmmmmm, come lo sento! Mmmmmm, quant'è grosso! Lecca tu, lecca! Sì, lì... ah!... proprio lì, così... ah! ah! ah!". Mi sono sollevato un po' facendo uscire una buona metà di cazzo dal mio sfintere e la mucosa del mio buco si è estroflessa. Allora, il biondo si è gettato a capofitto sulla parte alta dell'anellino titillandola con la punta della lingua. Le mie cosce si spalancano ancora e mi offro come un piatto appetitoso a quella troietta ingorda.
"Slurp... Padrone... mmmmmm... come sei buono!... slurp!... che buon sapore che hai!... mmmm...!!!", mugola lui tra una lappata e l'altra.
Il moro, intanto, comincia a mordicchiarmi l'areola ed il mio corpo reagisce immediatamente: mi sgravo di nuovo e sbrodolo umori a profusione. Il biondo succhia sonoramente e il ricciolone ansima ancora una volta per la sorpresa.
"Che meraviglia, padrone!", mugugna il moro.
"Mettimi un dito dentro... ooooohhhhh!!!... Mettimi un dito... ORA!", gli ordino, mentre le mi chiappe si appoggiano al ventre dello stallone e le mie gambe si sollevano. Quello obbedisce e sento la sua falange risalirmi lo sfintere. La mia testa ricade indietro e un brivido mi percorre il corpo fino al cervello, dove mi esplode in una fiammata dirompente. Quando risollevo il capo vedo il biondo che, non potendo più leccarmi la passerina per la presenza ingombrante della mano del moro, è sceso sulle palle dello stallone e gliele sta letteralmente divorando. Quanto è troia!
Nello specchio scorgo il ricciolone che si dimena a causa sia delle piccole contrazione del mio ano, sia della potente ciucciata ai coglioni da parte dello schiavetto. "Mi state facendo morire, porca vacca!", geme.
"Qui di porca vacca ce n'è una sola, e sono io, chiaro!", intervengo provocatoriamente.
"Oh sì, padrone! Non c'è alcun dubbio!", si espone lo stallone, che mi mette le mani sotto le chiappe e inizia a muoversi dal basso verso l'alto, scopandomi senza troppa foga per paura di venire.
"Finalmente ti sei svegliato, eh!", lo sfotto. "Dai, fammi vedere che maschione che sei!", e allora lui comincia a metterci più impegno, rantolando sempre più forte per colpa delle lappate incessanti ai coglioni da parte del biondo.
Il moro estrae il dito dal mio sfintere e torna ad occuparsi solo del mio capezzolo, mentre l'andirivieni del cazzo nel mio culo accelera sempre più. Adesso quello in difficoltà inizio ad essere io. I colpi alla prostata si fanno sentire e stimolano il mio piacere.
"Godi, padrone? Godi?", mi chiede lo stallone, sospirando.
"S... sì... non fermarti, dai!", lo imploro, e mi sgravo di nuovo, schizzando umori sulla faccia del biondo,che si scosta un po' dal mio solco e raccoglie i miei succhi con la mano che prontamente si lecca.
D'improvviso, uno spasmo mi fa sputare la verga fuori dal culo. Il moro si stacca dal mio capezzolo e si getta a capofitto sul pube dello stallone, ingozzandosi con quell'enorme uccello. Le sue labbra raggiungono in men che non si dica la radice e tossisce sbavando. Con un sonoro risucchio risale lungo il palo, incavando le guance e, dopo averlo lasciato, rimane qualche secondo ad ammirarlo con gli occhi sgranati.
"Che minchia fai, stronzo!", lo cazzio. "Rimettimelo dentro, dai!", e lui lo impugna e me lo spinge in corpo. Sospiro e scivolo verso il basso. Il cazzo adesso mi arriva fino alla bocca dello stomaco: la ciucciatina dello schiavo deve averlo fatto indurire ancora.
"Oddio... Oddio...!", gemo, perdendo per un momento il controllo della situazione, anche per colpa del biondo che è tornato a titillarmi la rosellina. Subito vengo colto da un altro spasmo: stavolta la minchia mi rimane in corpo, ma il mio sfintere inizia a pulsare.
"Oh merda! Così non resisto!", si lamenta lo stallone. "Fermati, padrone! Fermati, altrimenti vengo!", mi prega.
"Non posso... non... posso...", singhiozzo tra una contrazione e l'altra. La frequenza via via aumenta e ben presto sopraggiunge una convulsione che mi fa dapprima dilatare e spingere in fuori e poi stringere il culo e con quello anche la verga che ho dentro. La dilatazione fa sprofondare tutta l'asta nei miei intestini e poi la contrazione la intrappola senza che il ricciolone abbia la possibilità di divincolarsi.
"Porca puttana... porca vacca...!", impreca lui, mentre il cazzo si gonfia. Sta per sborrare e intanto i vasi sanguigni si riempiono e di conseguenza l'uccello aumenta di dimensioni. La mia rosellina viene letteralmente sbragata e questo mi provoca una scossa elettrica lungo tutte le membra. I capezzoli si induriscono e quello che il moro mi sta torturando diventa ancora più sensibile.
"Mi stai mungendo il cazzo col tuo culo, padrone! Ma come fai, merda!", sbraita lo stallone. "Così io sborro! Sborro, sì! SBOOOOOORROOOOOOOO!!!", urla senza più alcun contegno. Non è più il mio schiavo, ma un maschio al culmine della sua virilità. E la sta per fare esplodere dentro di me, tutta nel mio corpo tremante di libidine.
"Sì, riempimi, tesoro! Saziami col tuo seme! Farciscimi col tuo buon latte succoso!", lo esorto, ansimando di gusto. Sento il mio fiato nelle mie orecchie e il cuore che mi batte in testa. Poi, d'un tratto si diffonde un sibilo e un flusso potente e lunghissimo mi percuote la prostata. Spalanco gli occhi e la bocca e non mi contengo più. Ripetuti spasmi mi fanno sussultare sulla pancia dello stallone e mi dimeno come un ossesso sollevando e abbassando il petto. Continui gorgoglii mi escono dalla gola e sbavo dalle labbra. Nonostante non sia molto lucido, riesco a vedere il moro e il biondo leggermente scostati da me, stupiti per la reazione del mio corpo che, nonostante abbiano provato anche loro poco fa, non credevano fosse di tale natura.
Una contrazine più forte mi fa inarcare la schiena talmente tanto che quasi mi si spezza. Rovescio il capo indietro e stacco una mano dal letto facendomela scivolare dalla pancia giù fino al solco. Mi accarezzo la rosellina spampanata e violata e insieme anche l'asta dello stallone e i suoi coglioni, che, nel pieno dell'orgasmo, si stanno contraendo senza sosta nell'atto di sparare tutto il loro contenuto nel mio budello.
Quando io finalmente smorzo un po' il mio piacere, il ricciolone è lì che, invece, ancora si divincola sul letto. "Che c'è? Che hai?", gli chiedo.
"Devo venire ancora... ancora...".
"Ancora?!", chiede incredulo il moro.
"S... sì...", risponde quello con un filo di voce. D'altronde, il mio sfintere non ha smesso completamente di contrarsi e questo stimola il suo cazzo. "Ecco... ecco... Sparo!!!", ci annuncia, e di nuovo sento l'asta gonfiarsi e dilatarmi il buco. Con una mano corro al solco e aggrotto la fronte.
"Oh merda! Così fai godere di nuovo anche me!", gli comunico, e una fiammata repentina risale dallo sfintere fino al cervello, scatenandomi un orgasmo anale dirompente. Lo schizzo di sborra colpisce ancora una volta la mia prostata e mi dimeno sul ventre dello stallone strusciandoci le chiappe contro. Il ricciolone solleva il bacino ad intervalli regolari e me lo sbatte contro le natiche, svuotandosi i lombi finché non ci rimane dentro neanche una goccia.
Poi mi accascio sul suo corpo e tutti e due ansimiamo per diversi minuti in attesa che il piacere diminuisca a poco a poco. Il cazzo scivola fuori dal mio buco e rotolo di lato.
"Ne avete di roba da bere voi due! Sono pieno come un otre!", dico ai due schiavetti, sospirando. I loro occhi si illuminano e si leccano le labbra. Mi siedo sul bordo del letto con le gambe aperte e sollevate e faccio mettere accanto a me il ricciolone ordinandogli di massaggiarmi il perineo. Il moro e il biondo si inginocchiano a terra tra le mie cosce e aspettano impazienti che schizzi il nettare che il loro compare mi ha scaricato in corpo.
La mia rosellina si apre piano piano e dopo pochi secondi il seme inizia a fluire. Lo sento scendere giù dagli intestini e poi attraversare l'anellino e fuoriuscire caldo dallo stesso posto da cui è entrato. i due schiavi si alternano vogliosi e nervosi tra le mie chiappe, litigandosi ogni singola stilla di sborra. Incollano le labbra alla mia mucosa e poi la leccano non appena si accorgono che ancora un goccia fa capolino dal buco. Quello stronzo del moro mi infila anche la lingua dentro alla ricerca di altro seme, facendomi godere ancora e ancora. Perciò, colto dall'ennesimo orgasmo, cingo le spalle del ricciolone e mi aggrappo a lui per non rovinare a terra. Reclino il capo e mi abbandono a un lingua-in-gola che lo stallone mi fa senza ormai alcuna inibizione.
"Non ho mai goduto tanto. Mai.", mi sussurra, chiudendo con un bacio a stampo.
Finito il divertimento, il moro e il biondo si tirano su e si rivestono in tutta fretta. "Devo scappare", dice uno. "Sì, anch'io", aggiunge l'altro, e prima di uscire, mi gettano sul letto delle banconote.
"Alla prossima!", mi salutano correndo via, mentre sono ancora tra le braccia premurose del ricciolone.
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