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Gay & Bisex

Glory hole (2)


di crigio
22.11.2013    |    10.280    |    2 9.5
"Gli mando un messaggio e ci vediamo fuori tra dieci minuti, ok?”..."
“Giò!”.
“Luciano!”, esclamo, riconoscendo nel tipo seduto sulla tazza il ragazzo brasiliano che mi scopò a casa di Ahmed e Faruk a Milano.
“Allora sei tu l’amichetto di quella troietta! Sai, mi ha fatto una spremuta di coglioni come non ne ricevevo da tempo!”. E infatti il cazzo gli pende moscio tra le cosce, con una goccia di sperma che gli imperla la punta del glande. “Vedo che ti tratti sempre molto bene!”, continua.
“Eheh! Che vuoi…”, rispondo, fingendo imbarazzo. Lui si alza e mi cinge la vita, incollando il suo ventre al mio. Si struscia e, magicamente, il suo membro riprende istantaneamente vigore.
“Se non ricordo male ti avevo dato il mio numero di telefono perché mi richiamassi, ma tu non lo hai mai fatto…”, mi fa.
“Eh già! Sono stato un po’ impegnato…!”, rispondo, cercando una scusa.
“Lo so io che impegni hai avuto!”, ribatte, stringendomi più forte e palpandomi una chiappa. Le dita si allungano fino al mio buco e lo premono senza penetrarlo, ma facendogli un massaggio eccitantissimo. Il suo viso è a un millimetro dal mio. Sento il suo fiato sulle mie labbra, che con accenni rapidi, sfiora con le sue. Strofina delicatamente la punta del suo naso contro il mio e con la lingua mi percorre il contorno della bocca.
“Non dimenticherò mai quanto mi ha fatto godere, troia!”, mi sussurra. “E adesso che ti ho ritrovato voglio ripetere l’esperienza, più e meglio dell’altra volta! Sapessi quante seghe mi sono fatto pensando al tuo meraviglioso culo”, e mi infila due dita dentro. “Oh, cazzo! Ma sei fradicio! Il ragazzino dall’altra parte ti ha riempito proprio bene!”.
“MMMMMMMMMMM, sì! Era veramente grosso!”, rispondo mugolando.
“Grosso quanto il mio?”, mi chiede provocatoriamente, e scostandosi un po’, mi fa vedere la sua mazza tornata dura e vibrante. I miei occhi e la mia bocca si spalancano per il desiderio: mi lecco le labbra mostrandogli che non vedo l’ora di assaggiarlo, ma lui mi stringe di nuovo a sé, continuando a lavorarmi il culo con le dita. “Lo vorresti, vero?”, prosegue.
“Oh sì!”, gemo.
“Non ancora, stronzetto! Tu mi hai fatto aspettare mesi, e adesso è il mio turno!”. Le sue falangi mi scavano dentro, si aprono per dilatarmi e mi accarezzano le pareti dello sfintere stimolandomi tutti i nervi. Si scosta un po’ e si china sul mio petto. Mi strizza una tetta e il capezzolo schizza in fuori. Luciano si precipita a mangiarlo e lo tortura con la lingua e con i denti.
“Oh cazzo!”, esclamo.
“MMMMMM, ho sognato per tante notti queste aureole così grandi!”, sibila e poi torna a lapparmele con la punta della lingua, dandomi delle sferzate velocissime che aumentano rapidamente il mio piacere. Il mio buco si dilata ancora e le sue dita mi sprofondano dentro.
“MMMMM, lo stallone di là ti ha proprio sbragato… Slurp! Slurp! Slurp!”, dice mentre continua a lavorarmi i capezzoli.
“Sì, era enorme!”.
“Dai, fammi vedere!”, e, girandomi intorno, senza estrarre le dita, mi fa piegare sulla tazza. Lui si accovaccia dietro di me e, proseguendo la penetrazione, aggiunge anche la lingua, andando a raccogliere la sborra del ragazzino che mi sta colando dal buco. “Slurp!... Ne hai… slurp!... raccolta proprio… Slurp!... tanta…!”.
“Sì, mi ha allagato! E poi… oh!... E poi gli ho lucidato il cazzo con la bocca… oh!...”, rispondo. Il pensiero di un grosso membro sporco di sperma tra le mie labbra lo manda su di giri, perché alle due dita ne affianca un altro e inizia a muoverle tutt’e tre con maggiore intensità. Allargo ancora le gambe e mi piego di più in avanti per favorirgli il lavoro di mano.
“Che vacca che sei!”, mi insulta, accorgendosi del mio movimento. “D’altronde, se non ricordo male, ti sei preso i cazzi dei due turchi insieme, o sbaglio?”.
“Oh sì! Come potrei dimenticarlo… uff!... Erano favolosiiiiiii!!! Ah!”, e mi strappa un urletto, perché anche il mignolo si unisce alle tre dita che ho già in corpo. Rigira la mano in senso orario e antiorario e la mia rosellina si spampana. Luciano ne lappa il contorno trasmettendomi brevi scosse. Poi, tira fuori anulare e mignolo e inserisce l’indice e il medio dell’altra mano. Inizia ad aprirmi tirando i lembi del mio buco da un lato e dall’altro e insinua la lingua nello sfintere, stuzzicandomi direttamente la mucosa.
“MMMMMMMMMMM, ma cosa mi fai?”, gemo mentre le scosse diventano più lunghe e più intense.
“Ti faccio godere, tesoro!”, risponde e poi riprende a grufolare tra le mie chiappe. Percorre tutto l’anello in circolo e, quando arriva nella parte superiore, il godimento diventa più forte. Accorgendosene, dopo un paio di volte si sofferma più a lungo in quel punto e lo titilla, mandandomi letteralmente in estasi. Mi tremano le gambe e scarico il peso sulle braccia. Dopo un po’, però, anche quelle mi diventano molli e faccio fatica a reggermi.
D’improvviso, un brivido risale la mia schiena e mi si accappona la pelle. “Sì, bravo! Regalami un orgasmo!”, mi chiede. Il brivido ridiscende lungo la spina dorsale e, arrivato al culo, lo sfintere comincia a spingere in fuori. Il buco si spalanca e la mucosa esce. Luciano la lecca con la lingua tutta aperta e poi la mangia e la succhia. Giro la testa indietro e lo vedo ravanarmi tra le chiappe con la sua bocca. Il tremore aumenta: il respiro si fa più corto e la salivazione più abbondante. Spingo ancora e qualcosa mi cola tra le cosce. Credo che siano degli umori, perché Luciano mugola di piacere mentre se li gusta, come impazzito.
“Ancora, dammene ancora… Slurp!... Glugh!... Glugh!...”, brama, mentre lecca e ingoia. D’un tratto, lo sfintere si contrae e vengo colto da un sussulto interiore. Le convulsioni mi scuotono. Non mi reggo più e devo sedermi sulla tazza, pur continuando a tenere il culo proteso indietro. Luciano non mi molla e la sua lingua rimane incollata al mio buco, che si apre e si chiude al ritmo degli spasmi.
“Adoro guardarti godere! Sei bellissimo!”, sbotta il brasiliano, che adesso mi accarezza energicamente la rosellina inzuppata della sua saliva e delle mie secrezioni. L’orgasmo comincia a smorzarsi, ma Luciano ha altre intenzioni. “Non crederai che sia finita qui?”, mi sussurra. Mi volto e lo fisso con sguardo interrogativo, e vedo che si sta sbavando sulla mano, mentre con l’altra si spalma ben bene la saliva. Quando è lubrificata a dovere, la punta al mio buco e riesco a sentire la punta delle dita che spingono per farsi strada in me. Il mio anellino è ormai morbido ed elastico e il cuneo si intrufola facilmente fino alle nocche. In quel punto la mano si allarga e fa fatica ad entrare, perciò Luciano ci sputa sopra ancora e inizia a pistonarmi per agevolare la penetrazione.
“Sei completamente slabbrato! Una meraviglia, davvero!”, sibila continuando a sfondarmi. Alla fine, la mano entra per intero e mi sparisce in corpo. Lui sospira di soddisfazione ed io ansimo di piacere. Ho lo sfintere invaso da una quantità impressionante di carne, che si muove in lungo e in largo stimolandomi tutti i nervi. L’orgasmo si riaccende e ricominciano i brividi: salgono e scendono ripetutamente e lo sfintere riprende a spingere. Con l’altra mano, il brasiliano mi accarezza la mucosa fuoriuscita ed il contatto mi manda in visibilio. Raggiunge la prostata e la massaggia: salto sulla tazza e le gambe si aprono e si chiudono convulsamente. La testa mi sbatte avanti e indietro senza controllo. Sono completamente ubriaco di lussuria.
Luciano continua a stantuffarmi e riesce ad entrarmi dentro ben oltra il polso. Lo capisco dall’ulteriore allargamento della rosellina: metà del suo avambraccio è nelle mie viscere e va e viene raggiungendo i meandri più profondi dei miei intestini.
“Cazzo! Ci passa anche un treno, ora!”, esclama il brasiliano.
“Ce lo farei passare volentieri!”, ribatto io, in preda ad un godimento senza limiti. Non è più solo l’orgasmo a scuotermi, ma il massaggio interno che Luciano mi sta facendo. Il piacere è ininterrotto e continuo. “Dai, scopami, stallone! Dacci dentro con quel braccio!”, lo esorto, e lui comincia ad andarci giù pesante. Chiude la mano a pugno e la rigira dappertutto, spingendo. Ricevo dei veri e propri pugni in fondo alle viscere e un tumulto improvviso mi sconvolge tutte le membra. Uno spasmo mi fa contrarre e con lo sfintere stritolo il braccio di Luciano. Poi, la sua mano mi sfiora la prostata e un’altra convulsione mi fa di nuovo rilassare. Luciano ne approfitta per estrarre la mano: sento una corrente d’aria passarmi per il pertugio e rinfrescarmi le viscere, ma subito lo sfintere si richiude. La bocca del brasiliano si incolla alla mia rosellina per succhiare gli umori che riprendono a scorrermi tra le cosce.
“Sei un fiume in piena! Ed è così buono! MMMMM, slurp, slurp, slurp, glough, glough, glough!!!”, grufola lui, mentre io mi contorco per l’orgasmo e per le lappate pesanti al mio buco.
“Oddio! Non ce la faccio più!”, mi lamento. “Non… riesco… a… smettere… uff!!!... di… aaaahhhh!... godereeeeee!!!”.
“No, non smettere!”, mi incita Luciano, che continua a dissetarsi con le mie secrezioni. Ce ne vuole un po’ prima che riprenda il controllo di me stesso e comunque solo quando il brasiliano si stacca dalla mia rosellina e si alza in piedi a guardarmi in preda agli ultimi spasmi. Il suo cazzo svetta imperioso e sto per agguantarlo per spompinarlo a dovere, quando due toilette più in là si sente la voce di Pino che, incurante ormai di chi possa entrare in bagno, urla: “Sìììììììììììì!!! Fammi bere, stalloneeeeee!!!”, e a seguire una sonora deglutizione e spaventosi colpi di tosse.
“Anche il tuo amichetto se la sta spassando, a quanto pare!”, sussurra Luciano. “Mi sta venendo un’idea: voi due abitate qui vicino?”.
“Lui… sì…”, rispondo ancora ansimante.
“Sai, in pista c’è Gigi… Ti ricordi di Gigi?”, mi chiede.
“Credo di sì… quel ragazzo napoletano…?”.
“Esatto, proprio lui! E ti ricordi altro di lui?”.
“Oh sì! Aveva i coglioni strapieni di buona e succulenta sborra, mmmmmmmmmmm!!!”, mugolo riportando alla memoria la serata trascorsa a casa dei due turchi.
“Che ne dici, allora, di continuare a divertirci anche con lui. Gli mando un messaggio e ci vediamo fuori tra dieci minuti, ok?”.
“Per me va bene: lo dico a Pino e vi raggiungiamo”, e, per quanto mi è possibile, mi alzo, raccolgo la mia roba e sguscio fuori verso il cesso in cui c’è il biondino. La porta è aperta, segno che il ragazzetto, appagato, è andato via. Apro il battente e il biondino e stravaccato sul water con la faccia tutta impiastricciata di sperma.
“Povero piccolo!”, lo schernisco avvicinandomi a lui e chinandomi a leccargli i residui di nettare sparsi sul suo viso. “Non è che per caso ti va di berne ancora?”, gli chiedo. Lui si risveglia di colpo e mi fa: “Certo! Dove? Chi?”.
“Che gran puttana! Non ne hai mai abbastanza!”, lo insulto. “Comunque, lo stallone di là ha un amico dalle palle che traboccano sborra. Mi ha chiesto se vogliamo continuare la serata a casa tua…”.
“Che aspettiamo? Andiamo, dai!”, e si alza di scatto, esce dalla toilette e, avvicinandosi ad un lavandino, si ripulisce alla bell’e meglio. Faccio lo stesso; poi ci rivestiamo e in un lampo siamo fuori dalla discoteca a cercare Luciano e Gigi.
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