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Gay & Bisex

Dieci ragazzi per me (2)


di crigio
05.12.2013    |    9.796    |    1 9.3
"Poi, il cazzo viene estratto ed il secondo fiotto si sparge sulle mie terga..."
“Ma chi erano?”, chiedo ad Enrico.
“SSSSHHHH!!!”, sibila lui, e, uscendo da me, mi fa mettere a pecorina. Si posiziona davanti al mio viso e mi dà da ripulire il suo cazzo.
Il letto cigola e si muove. Faccio per voltarmi, ma il gigantone mi tiene per le orecchie, impedendomi ogni movimento del collo. Sento il suono di un risucchio: qualcuno sta aspirando lo sperma sparso sul letto e un attimo dopo un paio di labbra si incolla alla mia rosellina. Sono umide e appiccicose per il succo vischioso che hanno appena raccolto e iniziano a lavorarmi il buco con maestria. L’anello, reso più sensibile dalla dilatazione appena subita, mi regala sensazioni inebrianti. Inarco la schiena e lo offro completamente allo stallone di turno, che intensifica la lappata infilandoci dentro la lingua e rigirandola in lungo e in largo.
Nel frattempo, mi gusto la verga di Enrico che, stimolata dalle mie fauci vogliose, sta riprendendo vigore. Lui continua a stringermi il viso tra le mani e mi fissa ansimante. Ogni tanto guarda le mie terga e si gode lo spettacolo del tipo che si nutre del suo seme attraverso il mio culo.
Poi, due mani mi afferrano i fianchi, la bocca si stacca dal mio buco e una cappella enorme ci punta contro. Si appoggia semplicemente ed io mi dilato, mostrando tutta la mia fame di cazzo. Spingo indietro e ingoio metà asta. Allo stallone sfugge un sospiro. La mazza è grossa e pulsa velocemente: deve essere molto eccitato. Rimane un po’ fermo per calmarsi e dopo mi precipita fino in fondo. Esce lentamente e la mia rosellina rimane spampanata in attesa di essere nuovamente colta.
Non deve aspettare molto, perché il glande la allarga una seconda volta, la attraversa e la viola. Le due mani si staccano dai miei lombi e iniziano a massaggiarmi la schiena con le unghie. Un brivido intenso mi scuote: lo sfintere si rilassa e si apre ancora. Il cazzo lo solca facilmente e lo riempie, duro. Poi torna indietro e quindi dà un affondo pesante che mi spinge in avanti e mi fa soffocare col palo di Enrico. Tossisco, ma nessuno dei due energumeni se ne cura e, anzi, continuano a sbattermi nei due pertugi.
Istintivamente, mi porto una mano al buco sbragato e mi accarezzo: è gonfio per il membro che lo riempie e, strofinandolo, faccio pressione per sentirne la forma e farlo aderire di più alle pareti interne del retto. La manovra sortisce un effetto devastante: lo struscio incessante del cazzo dentro di me mi fa godere da morire. Comincio a mugolare: apro la bocca e smetto di ciucciare Enrico, che comunque continua a fottermi.
Sono sul punto di avere un nuovo orgasmo anale, ma, d’improvviso, l’uomo si tira indietro e mi priva della mia fonte di piacere. Protesto con un rantolo e sporgo di più il culo per cercare di riprendermi il cazzo, ma quello è già sparito, come riesco a capire dal molleggiare del letto.
“Tranquillo! Non ti lascio senza!”, mi sussurra Enrico, e un secondo dopo dieci dita mi palpano e mi divaricano le chiappe. Un colpo secco e sono di nuovo impalato. Un fuoco mi pervade e mi accende una miccia in corpo, perché in pochi secondi schizzo per aria come se una bomba mi fosse esplosa nelle viscere. Sputo la verga di Enrico e urlo: “Sìììììììììì!!! Ancora! Ancoraaaaaaaaaaaa!!!”, e diversi spasmi mi sconvolgono. Lo stallone se ne infischia e, anzi, mi sbatte con maggiore violenza.
“Sìììììììììì!!! Scopami!!! Scop…. Coff! Coff! Coff!... Glugh!!!... MMMMMMMM!!!...”, imploro, ma il gigantone mi ripianta la mazza in gola, facendomi affogare. L’orgasmo mi bussa alle porte del cervello, ma anche questo tipo mi abbandona proprio sul più bello.
“NOOOOOOOOOOOOO!!!”, mi incazzo, liberandomi la bocca dal palo di Enrico. Lo sfintere spinge in fuori ed è pronto a contrarsi, ma ha bisogno di un aiuto esterno. Dieci unghie si piantano sulle mie spalle e scorrono lentamente verso il basso. La mia schiena si inarca tanto che temo si spezzi. Quando la carezza raggiunge le natiche arretro col corpo perché quelle mani non mi lascino: le chiappe si separano e una spinta irrefrenabile parte dal mio stomaco e termina al buco del culo, che si spalanca vergognosamente. Quattro dita ne approfittano per passarci attraverso e iniziano a ravanarmi dappertutto. L’ultimo si aggiunge subito dopo e presto ho tutto il pugno in corpo.
“Dai, succhiami!”, mi fa Enrico, infilandomi il cazzo in bocca.
“MMMMMMMMMMMM!!!”, gemo quando la mano raggiunge la mia prostata. Poi torna indietro e si ferma là dove le nocche mi allargano al massino l’anello. L’uomo rigira il pugno in senso orario e antiorario e arrivo al massimo della dilatazione.
È il punto di non ritorno: dalle viscere un calore improvviso si diffonde per tutte le membra. Con uno strattone la mano esce da me. Subito dopo un’enormità di pelle, carne e corpi cavernosi mi attraversa lo sfintere. La sento in ogni angolo, nonostante gli spasmi mi costringano a rimanere aperto. Poi, una convulsione e mi contraggo di colpo: stritolo il cazzone e quello si gonfia ancora. L’uomo rantola, sento che si contorce: uno schizzo infinito di nettare caldo mi inonda gli intestini. E poi un altro e un altro ancora. Ho il retto colmo di sborra e i muscoli dello sfintere mungono la mazza nell’intento di svuotare completamente quei coglioni belli carichi.
Lo stallone si tira indietro e lo sperma spruzza fuori. Una mano sporca, ricca dell’aroma del seme, mi tappa la bocca e mi insozza tutta la faccia, il collo il petto e poi svanisce.
Lecco. Inspiro. Il cervello si fa liquido. Gli occhi si rivoltano nelle orbite e sbavo dalla bocca.
“AAAAHHHH!!! AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, urlo, e l’orgasmo anale esplode potente. Le braccia non mi reggono e mi accascio sul letto, tremando e gemendo finché il piacere non si esaurisce.
Enrico si sdraia accanto a me e mi coccola aspettando che mi calmi completamente. Poi, mi afferra una coscia e mi tira sopra di lui. Impugna il suo cazzo e lo sbatte contro le mie chiappe e nel mio solco: stringendolo bene, lo indirizza al mio buco e, sollevando il bacino, mi entra dentro. Un rivolo di sperma cola lungo le mie natiche e la sua asta e lui, con le ginocchia piegate, inizia a muoversi lentamente facendo assaporare al mio sfintere tutta la sua verga.
“Oh, amore! Ma sei larghissimo!”, commenta. “Ce ne starebbe anche un altro! Lo vuoi un altro?”, mi chiede.
Io, ubriaco di libidine, rispondo istintivamente: “Sì! Sìììììì!!! Dammene un altro! Grosso! Bello grosso, sììììì!!!”, e qualcuno, con uno scatto da pantera, balza sul letto e mi sprofonda in corpo, scivolando sopra la mazza del gigantone. Emetto un urlo cavernoso ed Enrico mi abbraccia e mi limona per impedirmi di voltarmi.
Poi mi chiede: “E’ abbastanza grosso questo?”.
“Oh sì, cazzo!!!”, e il tipo alle mie spalle, tenendosi per i miei fianchi, comincia a fottermi come un ossesso. Enrico resta praticamente fermo e lascia che lo stallone mi svanghi le viscere. Con il capo sollevato e la bocca aperta, sbavo sul suo viso e mi godo la cavalcata. Il palo mi colpisce ripetutamente la prostata, regalandomi un godimento crescente. Quindi, il tipo rimane in fondo ai miei intestini e, premendo sui miei lombari, si solleva sui piedi; si appoggia sulle mie spalle e riprende la monta.
“E’ bravo, non è vero?”, mi sussurra Enrico.
“Sì, merda! Mi fotte da Dio!!!”, gemo, e quello mi pistona, poi incolla il ventre alle mie chiappe e mi ravana dentro col suo arnese. Arriva dove mai nessuno era riuscito.
All’improvviso, si blocca, torna indietro e resta a metà. Quindi, riprende l’andirivieni solo con mezzo cazzo, eccitandomi la rosellina ormai vergognosamente spanata. Il suo fiato mi riscalda la schiena: la sua lingua percorre la colonna vertebrale dal basso fino al collo e ritorna verso l’osso sacro. Un brivido mi scuote: mi apro ancora e lo stallone mi precipita dentro.
Lo sento rantolare: adesso mi assesta dei colpi più cadenzati, ma più potenti. Il suo membro si gonfia: sta per sborrare. Il primo schizzo mi colpisce le pareti dello sfintere. Poi, il cazzo viene estratto ed il secondo fiotto si sparge sulle mie terga. Enrico allunga una mano e raccoglie il seme; me lo porta alla bocca ed io succhio tutte le sue dita ripulendole a dovere, mentre lo stallone continua a svuotarsi i coglioni sulle mie chiappe, strusciandoci contro la verga.
D’un tratto, il letto si alleggerisce: l’uomo è sceso. Subito, però, una lingua mi lecca le natiche e si gusta la sborra che quello ci ha spruzzato sopra. Si insinua in mezzo e titilla il buco ancora allargato dalla mazza di Enrico. Sento il risucchio di una bocca che si appropria di tutto quel nettare e provo una certa invidia: quanto mi piacerebbe cibarmene!
Una volta finito, il contatto di un glande gonfio contro la mia rosellina mi riaccende i sensi. Spinge e il palo la attraversa per intero, finché i peli del pube la sfiorano. Poi torna indietro, ne esce e la spennella un po’. Rientra e di nuovo la solca, andando a colpire la prostata. Un filo di precum mi cola dal cazzo.
Enrico mi prende la faccia tra le mani e mi bacia con passione. “Amore!”, mi fa. “Sei bollente!”. Lo stallone dietro di me continua a giocare con i nervi del mio sfintere: fa crescere esponenzialmente la mia eccitazione, che si traduce in un aumento della temperatura del mio corpo. Sudo e avverto un peso nel basso ventre che, piano piano, svanisce contemporaneamente ad un rilascio di calore verso tutte le mie membra. Un formicolio si irradia dal mio stomaco verso la gambe, le braccia e la testa. Attraversando il busto, mi fa inturgidire i capezzoli, che diventano durissimi e spingono in fuori. Enrico se ne accorge e allunga la lingua per lapparmeli.
Questa carezza è l’innesco che fa esplodere l’ennesimo orgasmo: mi sembra che la stanza mi giri tutta intorno e che il letto si scuota, ma in realtà sono io ad essere preso da un terremoto interiore. L’energia di quel calore mi fa vibrare e lamentare. Lo stallone non smette di torturarmi, così come il mio gigantone che mi mordicchia le aureole, ridacchiando per le reazioni del mio corpo.
“Sei bellissimo quando godi così! Mi fai impazzire! MMMMM!!! Slurp! Slurp! Slurp!”, mi sussurra, e poi torna a leccarmi il petto. Il mio lamento cresce di volume: le vibrazioni diventano tremori e uno spasmo mi fa inarcare la schiena di scatto e spingere indietro il culo. Così facendo, mi pianto i due cazzoni fino in fondo alle viscere e non controllo più i miei muscoli. Lo sfintere strizza le due verghe: le strozza, le masturba e ne aspira tutto il succo. Sia Enrico che l’altro tipo mi scaricano dentro i loro semi e sentirli scorrere per le pareti interne mi fa sussultare nuovamente. Non ci vedo più: gli occhi sono rivoltati nelle orbite. Non trattengo più la saliva, che cola abbondantemente dagli angoli della bocca.
I due energumeni rantolano e si svuotano le palle: Enrico geme, mi stringe i fianchi e agita le gambe. Quando riprendo il controllo, vedo che si accascia sul letto, stremato. Mi chino a baciarlo, mentre l’altro cazzo si sfila da me e il tipo ci abbandona.
“Vado un momento in bagno”, dico ad Enrico, quando mi riprendo. Lui annuisce, ancora ad occhi chiusi, mentre gli libero il cazzo dalla morsa del mio sfintere. Scendo dal letto e, barcollando, raggiungo velocemente la porta accanto all’armadio. La apro e me la richiudo alle spalle.
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