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Sviluppi imprevisti - Barcellona (2)


di crigio
20.12.2013    |    6.431    |    4 9.9
"E quello non si fa certo pregare: il suo bacino sbatte contro le terga della troietta, provocando un suono come di schiaffi..."
Il primo volo utile era solo a due settimane di distanza, perciò per tutto quel tempo ci siamo dovuti sorbire i piagnistei di Pino, sempre più inconsolabile. Spesso abbiamo dovuto dormire da lui o farlo venire da noi perché non commettesse gesti inconsulti. Alla fine, ha cercato anche di tirarsi indietro riguardo al viaggio a Barcellona, così sono dovuto andare a casa sua a preparargli la valigia per metterlo di fronte al fatto compiuto.
Adesso siamo sull’aereo in attesa del decollo: abbiamo ottenuto tre posti sulla stessa fila. Io sto sul lato finestrino e Pino su quello corridoio. In mezzo c’è Enrico che, appena ha appoggiato il culo sulla seduta, è caduto in un sonno profondo.
Povero! Si è fatto un mazzo così per il biondino in queste due settimane, per non lasciarlo solo e per fargli compagnia. E nel contempo lavorava come un dannato. Lo lascerò dormire in pace.
Anche Pino sembra abbioccato, ma non ne sono certo, visto che indossa gli occhiali scuri. Sono sicuro che lo fa per non mostrare gli occhi gonfi di lacrime. E forse anche per guardare indisturbato i maschioni che gli capitano a tiro!
E infatti, da quando si è seduto la sua testa è costantemente girata verso l’altra fila di sedili accanto alla nostra, dove c’è un ragazzone ben messo e niente male: la t-shirt rivela un fisico palestrato, come si deduce dai grossi bicipiti e dalla sagoma dei pettorali che ne segna il cotone. Le cosce sono perfettamente inguainate nei jeans e dall’inguine spunta il promontorio della paura! Oltretutto, i posti vicino a lui sono vuoti e tutto mi fa pensare che Pino non si lascerà sfuggire l’occasione. Nonostante sia affranto per la separazione da Knut, i suoi istinti non sono certo defunti!
Non mi sbagliavo: durante il volo il mio amico abbandona il suo posto per sedersi accanto allo sconosciuto. Con chissà quale scusa attacca bottone e vedo che smanetta col cellulare: si saranno sicuramente scambiati il numero. Ho idea che lo rivedremo a Barcellona…

Giunti in albergo, ci sistemiamo e ci rilassiamo. Già prima di partire, Enrico mi aveva detto che questa sera avrebbe avuto un appuntamento con un tipo molto facoltoso, un cliente che era stato raccomandato da un suo collega. Pare che paghi bene e quindi non vuole lasciarselo sfuggire. Perciò, raccoglie i suoi strumenti del mestiere e ci saluta.
Appena il gigantone esce dalla porta della camera, Pino mi fa: “Dai, che stasera ce la spassiamo! Hai visto il tipo che ho conosciuto sull’aereo?”.
“Sì. Allora…?”.
“Mi ha dato il suo numero. Adesso lo chiamo e lo faccio venire qui, così ce lo spolpiamo, ok?”.
“Perché no! Mi sembrava un vero stallone!”.
“Pronto! Ciao… sì… Sei arrivato al tuo albergo?... Ti va di vederci adesso?... Sì… Io sto nell’hotel di cui ti ho parlato… Bene, ti aspetto!”. Chiude la chiamata e poi, rivolto a me, aggiunge: “Ha detto che riesce ad essere qui tra circa un’ora. Prepariamoci!”.
Andiamo in bagno e ci diamo una pulita, esterna ed interna. Quindi, ci mettiamo comodi sul letto a guardare la tv e ad aspettare il tipo. Dopo poco più di un’ora sentiamo bussare alla porta della camera: Pino guarda dallo spioncino: “E’ lui!”, mi sussurra. Poi, si gira verso la porta e dice: “Adesso apro. Tu rimani fuori finché non ti chiamo, ok?”.
“Va bene!”, risponde quello, e intanto il biondino corre fino al letto e si mette sopra carponi, completamente nudo.
“Dai! Anche tu!”, mi invita. Allora mi spoglio e mi posiziono a pecorina.
“Entra!”, urla Pino, e subito dopo inizia a limonarmi. “Ciao, Carlo!”, lo saluta. “Ti piace quello che vedi?”, ammicca, mentre agita il culo e saetta le mie labbra con la lingua.
“Cazzo! Addirittura due troie! Non speravo tanto!”, sbotta il nostro ospite.
“Sì! E siamo anche molto calde! Perché non tocchi con mano?”, lo invita il mio amico, e Carlo si avvicina e con le mani ci tasta le chiappe.
“Sì, siete bollenti!”, esclama, passando le dita nei nostri solchi. Poi, si tuffa in quello di Pino e comincia a grufolare.
“Oh! Sei un gran leccafiche! Sì, dai, continua così! Oh sì… lì, proprio lì… Uff! Ma che mi fai, porcone!”, geme il biondino, e si contorce strusciando il culo contro la faccia di Carlo. Questo, infoiato dalla situazione, inizia a schiaffeggiargli le natiche e ad intensificare le sue lappate. Pino, con gli occhi semichiusi, la bocca spalancata e la lingua penzolante si gode l’anilingus.
“MMMM!!! Quant’è buono! Slurp! Slurp! Slurp!”, commenta l’energumeno, continuando a cibarsi degli umori della troietta. “Sentiamo quest’altra!”, dice infine spostandosi sulla mia rosellina.
“Oh, merda!”, esplodo al primo contatto. “Ma che hai in quella lingua?”.
“Un… slurp!... piercing… Slurp!...”, risponde. La pallina in capo all’ago che gli perfora l’organo orale stimola tutto il mio anellino, regalandomi un piacere amplificato. Sembra di essere leccato due volte ad ogni passata: prima il piercing e, a seguire, la punta della lingua. Ad un tratto, concentra l’attenzione su un punto in particolare e lo tortura, facendomi impazzire di godimento. Mi volto verso Pino e sgrano occhi e bocca, ansimando più forte.
“Sì, puttanella! Ha trovato il nostro punto G!”.
“Puoi dirlo! Uff!... Non sapevo di averlo… Ah!... MMMMM!!!...”.
“Che ne dite di ricambiare il favore?”, ci dice all’improvviso e, girandoci verso di lui, lo vediamo già in piedi che comincia a spogliarsi. Via la t-shirt, e i suoi pettorali guizzano in tutta la loro potenza. Più giù una tartaruga invidiabile prorompe sul suo addome, sul quale i muscoli laterali confluiscono a V dentro i jeans.
Slaccia la cintura e la getta a terra. Sbottona i pantaloni e il “promontorio della paura” che avevo intuito sull’aereo si rivela essere del tutto vero: un pacco grosso e nodoso spunta dalla patta e non chiede altro che di essere liberato.
Carlo si sfila i jeans e, rimanendo in mutande, sale sul letto e ci viene davanti. Si posiziona tra le nostre bocche, ci mette le mani dietro la nuca e ci incolla le labbra al suo bassoventre.
“Sì, troie! Fatemi vedere di cosa siete capaci!”, ci esorta. Allora, cominciamo a massaggiargli tutto l’apparato da sopra il cotone degli slip con le nostre labbra. Quando la sua verga prende vigore, Pino scosta l’elastico superiore e sferza la cappella con la lingua. Io scendo giù, apro l’elastico che avvolge i testicoli e gliene lecco uno.
“Dai, impegnatevi! Non fatemi pentire di essere venuto fin qui!”. Questa frase smuove qualcosa in Pino che mi lancia uno sguardo e subito dopo si lancia all’arrembaggio. Con un gesto rapido gli cala le mutande e inghiotte la grossa asta, iniziando a pomparla come se non avesse mai fatto altro nella sua vita. Adesso i coglioni sono completamente liberi e posso ciucciarli e mangiarli facilmente.
“Oh, bravi! Ora sì che si ragiona! Lo senti come diventa duro? E tu, senti quanto sono gonfi: sono belli pieni di seme caldo. Se vi comportate bene, ve lo faccio bere tutto”, e il pensiero di nutrirci della sua sborra ci manda in visibilio. Pino sale e scende con maggiore veemenza; io ingoio le palle, quasi gliele voglia staccare. Poi, impugno la minchia e la sottraggo al mio amico, affondandomela fino in gola. Carlo si appoggia dietro sulle mani e si gode la nostra performance.
Smetto di succhiare e restituisco il cazzone a Pino, che gli si avventa sopra, affamato. Io mi sputo sulla mano e vado a lubrificare il suo buco, accarezzandolo per eccitarlo e farlo aprire. Alzo lo sguardo e chiedo a Carlo: “Vuoi fotterlo?”.
“Certo che sì!”, e in un baleno estrae la mazza dalla bocca del biondino e si porta alla sue spalle. La faccia del mio amico descrive ogni momento della penetrazione. Appena il glande sfiora la sua rosellina, chiude gli occhi e sospira. Quando quell’enorme albicocca l’attraversa, spalanca gli occhi e la bocca e subito dopo mugola. Poi, protende le labbra e se le lecca, come se gustasse il sapore della minchia.
Fissandomi, mi sussurra: “E’… grosso… sai? Ah! AH! AAAAAAAHHHHH!!!”, e il suo viso si arrossa fino a diventare paonazzo. “Sta entrando tutto… sì… tutto… ooooo… oooooooooooooo… oooooooooohhhhhhh!!! Ce l’ho tutto dentro, sììììììììììììì!!! Montami, stallone! Sfonda la tua puledrina, dai!”. Mentre pronuncia queste frasi, sembra ubriaco. Non ha ritegno e continua ad esortare Carlo perché lo fotta a più non posso.
E quello non si fa certo pregare: il suo bacino sbatte contro le terga della troietta, provocando un suono come di schiaffi.
“Sì, lo voglio tutto! Così! Così!”, mi dice Pino. “Voglio godere tanto, alla faccia di quello stronzo di… AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!!!”. Non riesce a terminare la frase, perché Carlo, salito sul letto con i piedi, ha assunto una posizione che gli permette di sprofondare nelle viscere di Pino per tutta la lunghezza della sua asta.
“Così va meglio!”, fa lo stallone.
“Sì, molto meglio!”, concorda Pino. “Mi sta squartando, sai! Ah! Ah! Ah! Sono un fuoco! Penso che… AH!.. che stia… AH!... arrivando… oooooo… oooooooooooooohhhhhhhhhhhhhh… e… cco… looooooooooo… oooooooooooooooooooo… ooooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, rantola, e il suo corpicino viene squassato dall’orgasmo anale. Vibra e si accascia sul letto. Stringe le lenzuola e ci strofina contro i capezzoli. Si risolleva e, come un ossesso, sbatte il culo sul ventre di Carlo.
“Sei bellissimo! Sei fradicio, piccolo! Sei una cagna inzuppata di sudore e di umori!”, lo stuzzico.
“No, non dirmi così, ché io… oooohhhh!... non… ooooohhhhh!... resisto… ooooo… ooooooohhhhhhhh!!!”, geme e inizia ad inarcare la schiena. Si solleva e si aggrappa al collo di Carlo, strusciandosi contro il suo corpo. L’energumeno gli accarezza il petto con una mano, mentre l’altra gliela insinua tra le cosce.
“Cazzo! Ma sei tutto bagnato!”, sbotta, constatando che gli umori scorrono a fiumi lungo le cosce della troietta. Gli strofina forte la passerina e continua ad infilzarlo col suo attrezzo senza dargli tregua.
Poi, una convulsione fa irrigidire il corpo di Pino, che ricade sul letto pesantemente.
“Tira fuori il cazzo! ORA!”, ordino a Carlo, perché non voglio che venga, costretto a sborrare dalle contrazioni dello sfintere di Pino. Lui lo fa e un secondo dopo il buco della troietta si restringe. “Leccalo!”, e lo stallone affonda la faccia tra quelle chiappette bianche, assaporando e succhiando rumorosamente i succhi secreti.
“Hai goduto bene, tesoro?”, chiedo a Pino, mentre lo limono dolcemente.
“S… sì… tanto…!”, risponde lui, con un filo di voce. “Ora… uff!... tocca a te, però…!”.
“Sì!”, e mi sdraio sulla schiena divaricando le gambe e picchiettandomi la rosellina, per invitare lo stallone a trapanarmi di brutto.
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