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Gay & Bisex

Un compleanno di fuoco


di crigio
01.11.2016    |    8.846    |    3 8.7
"Ricevo diversi schizzi sulla faccia e raccolgo la sborra con le mani per portarmela alla bocca e gustarla..."
Nel rientrare a casa dopo la serata al locale di Andrea e nel dungeon di Enzo e Seby, Enrico fa una deviazione.
“Ma dove vai?”, gli chiedo.
“Ho voglia di stare un po’ da solo con te, appartati. Ti va?”, mi fa lui.
Io allungo una mano sulla sua coscia e gli sorrido. “Ma certo, amore”. Le punte delle mie dita sfiorano il suo pube e mi accorgo che è duro. “Sei ancora eccitato?”, esclamo stupito. “Dopo tutto quello che è successo stasera?”.
“E’ il pensiero di stare da solo con te che mi accende”, mi rivela lui. La cosa mi inorgoglisce: nonostante abbia scopato a più non posso e con due torelli bellissimi, ha il cazzo di nuovo in tiro. E solo per me! Che meraviglia di ragazzo!
Prende una strada sterrata e si immerge in un boschetto poco fuori città. Arrivati in fondo, frena a spegne l’auto. Si volta verso di me e solleva un braccio per cingermi le spalle. Si china e mi bacia, mentre una sua mano mi accarezza il petto e poi scende già verso il mio ventre. Si insinua tra le mie cosce, che io apro offrendomi al mio boy, e due dita premono con forza contro il cotone dei miei jeans proprio sulla mia rosellina. Inizio a gemere e succhiare la sua lingua, che perlustra invadente ogni angolo del mio cavo orale e punta alla mia gola senza raggiungerla. Di scatto appoggio una mano al pettorale possente del mio gigantone e lo spingo via fintamente, in realtà contorcendomi e strusciandomi contro di lui.
Scendo lungo il suo fianco e arrivo alla sua patta: la sento pulsare ad alta frequenza e, per dargli un po’ di sollievo, la sbottono e abbasso la cerniera. L’uccello tende il cotone degli slip, tanto che sento la cappella fare capolino oltre l’elastico. E’ umida: un po’ di precum spunta dal buchino in cima all’asta, mostrando tutta l’eccitazione di Enrico. La sua mano abbandona il mio solco e risale fino al torace, infilandosi sotto la maglia. Raggiunge il mio capezzolo destro e, con pollice e indice, strizza l’areola strappandomi un urletto di piacere.
“Toglila!”, mi sussurra il mio ragazzone, ed io mi sfilo la t-shirt. Senza aspettare che me ne liberi, lui si tuffa sul mio bottoncino sinistro e lo divora. Sento i suoi denti mordicchiarmelo delicatamente, ma con un effetto devastante fin da subito. Mi tendo puntando i piedi e la testa. Guardo in basso e lo vedo lavorarmi la tettina con adorazione. Il suo palmo avvolge il mio pettorale e le sue labbra ciucciano il capezzolo. Le sue guance si incavano, mentre continuo ad avvertire i suoi denti triturarmi la punta.
Con la mia mano sinistra gli abbasso gli slip e impugno tutta la verga, cominciando a masturbarla piano. E’ calda e dura. Percepisco le nervature e i corpi cavernosi e, man mano che mastica la mia areola e mi sente godere, cresce di dimensioni.
“Amore… AH!... Sei un portento… mmmmm!”, mi complimento per la veloce ripresa, dopo le due scopate di stasera. D’un tratto, Enrico si stacca dal mio petto e mi chiede di scendere dalla macchina e girarci intorno. Apre il suo sportello e mi slaccia i jeans, abbassandomeli insieme alle mutande.
“Inginòcchiati!”, mi ordina, ed io mi accovaccio sull’erba. Lui mi mette una mano sulla nuca e mi spinge verso il suo pube. La nerchia è curva verso il suo ombelico e la cima è lucida del suo liquido seminale. La lecco dalla base fino alla punta e quella si tende per qualche secondo, per poi rilassarsi e ricadere sul suo ventre. Ripeto l’operazione: mi piace vedere come risponde ai miei stimoli. Mi intrufolo tra le su cosce e lappo le palle, ancora gonfie, nonostante la copiosa sborrata con Poldo.
“Succhia, amore… Dai, succhiami!”, mi implora, ansimando, Enrico. Non mi faccio pregare e mi tuffo a capofitto sul suo bacino ingozzandomi con quell’obelisco di marmo. Lui stacca la schiena dal sedile per la sorpresa e impreca. Si irrigidisce e trema tutto, per poi tornare a sdraiarsi e lasciare che lo spompini usando tutte le mie arti.
Con la mano cingo l’asta senza stringerla, solleticandola piano mentre le mie labbra, calde e morbide, la avvolgono. Quando arrivo in fondo, incavo le guance e succhio, aumentando progressivamente la suzione. Mentre sono lì che aspiro, titillo l’uccello con la lingua. Le mani di Enrico stringono la seduta ai lati e lui rantola per il godimento. Intanto, inspiro profondamente e mi beo dei suoi afrori, che, uniti ai profumi del boschetto, mi inebriano. L’odore degli eucalipti in fiori mi ha sempre dato un po’ alla testa: mi sembra di sentire rumori di frasche e la brezza rinfresca le mie chiappe scoperte. Nello sporgermi sul cazzo del mio boy, inarco la schiena, dimodoché le mie natiche si dilatano e la mia rosellina si schiude. Mi affogo con il grosso glande e la mia testa si confonde. Immagini di ogni genere si susseguono nella mia mente e ho quasi l’impressione di sentire un contatto contro il buco del culo.
Con la faccia immersa tra le gambe di Enrico e il buio che regna tutt’attorno non capisco se quello che sento è reale o no. Forse è lui che mi sta accarezzando il solco con le dita e non solo quello. Vengo penetrato da qualcosa di grosso, o almeno credo.
“Mi sta aprendo lo sfintere per prepararlo alla monta”, penso tra me e me, mentre spompino questa meraviglia di arnese. Voglio farlo diventare il più lungo e duro possibile e farlo godere con i miei muscoli interni come mai prima. Quindi, spingo in fuori per favorire la dilatazione e le dita continuano ad entrarmi dentro. Sembrano lunghissime e non avere mai fine. Raggiungono la prostata e la oltrepassano.
Ma non è possibile! Che razza di dita sono?
Alzo lo sguardo e vedo il capo di Enrico illuminato dalla luna chino da un lato, gli occhi chiusi e la bocca semiaperta: sta gemendo e godendosi la mia bocca. Dall’angolazione della sua spalla intuisco che il suo braccio e allungato verso il mio culo: non ci sono dubbi, quindi, che siano le sue dita a penetrarmi. Allora, torno a dedicarmi al suo palo, che adesso mi slabbra la bocca e quasi non riesco a contenerlo.
“Oh, amore! Sei bravissimo!”, mi dice. “Fallo diventare bello duro, ché poi te lo faccio sentire tutto dentro e ti regalo tanto piacere!”. Io assento mugolando e salgo e scendo con la testa accelerando un po’ il movimento. Le sue dita rientrano in me e di nuovo arrivano nel profondo delle mie viscere, provocandomi anche un brivido quando strusciano contro la prostata. Mi protendo un po’ indietro aprendomi maggiormente e agevolandolo, ma lui stranamente si ritrae ed esce da me.
Mi prende la faccia tra le mani e mi tira su, privandomi del suo attrezzo. Mi bacia con passione e poi sibila: “Buon compleanno, amore!”. Io guardo il cruscotto e sul quadro illuminato dalla luce interna dell’abitacolo leggo 00:02.
E’ vero! Oggi è il mio compleanno. Con tutti gli impegni degli ultimi tempi l’avevo scordato. Bacio il mio boy e lo ringrazio calorosamente. Poi lui aggiunge: “Adesso puoi spegnere le tue candeline”. Io aggrotto le sopracciglia e lo interrogo con lo sguardo. Lui mi torce il collo e mi fa voltare indietro.
La luna fa luce sulla piccola radura alle mie spalle, in mezzo alla quale riesco a distinguere alcune figure. Ne conto almeno cinque e una in particolare mi si sta avvicinando. Torno a guardare Enrico e lui mi rassicura: “Tranquillo! E’ tutto a posto! Divertiamoci, ok?”. Io annuisco e subito due mani si appoggiano alle mie chiappe nude, mentre un cazzo dritto si insinua tra di loro e cerca il mio buco. Lo trova e lo attraversa, precipitandomi tutto dentro. Il suo proprietario respira a fondo e si gode il calore delle mie viscere.
“Cazzo, amico! Non mentivi allora!”, dice a bassa voce il tipo alle mie spalle.
“Avevi qualche dubbio?”, gli chiede retoricamente Enrico. Ma allora è tutto concordato? Ma quando…? Come…?
“E’ tutto a posto amore?”, mi fa il mio boy. “Ti piace il tuo regalo? Eh?”, mi chiede ancora.
“S… sì”, rispondo, singhiozzando, mentre l’asta continua a scivolarmi in corpo.
“E’ bello duro e grosso?”.
“S… sì… mmmmm!”, gemo, e lui mi bacia le guance e mi lecca le labbra.
“Prendi tutti questi bei nerchioni! Prendi tutti quelli che vuoi! Sono per te, ok?”, ribadisce. Io annuisco e mi abbandono sul suo petto quando il cazzo che mi sta penetrando arriva in fondo e sento il pelo pubico dello stallone solleticarmi le chiappe. Si muove su e giù e mi massaggia gli intestini; quindi torna indietro, molto lentamente, stimolandomi le pareti anali. Tremo di godimento e mi aggrappo ad Enrico. Una volta fuori, il tipo mi spennella la rosellina col suo glande e poi si immerge di nuovo nel mio sfintere caldo e molle. Mi afferra per i fianchi e, stavolta, comincia a scoparmi di gran lena. Le sue palle pesanti sbattono contro il mio perineo e lui respira a denti stretti.
“Mi raccomando: non venirgli in culo!”, dice Enrico, all’improvviso.
“Sì… lo so… AArg!... Lo so…!”, risponde quello, nello sforzo di fottermi. Perché non deve venirmi in culo? Che hanno in mente?
Dopo un paio di minuti di dentro e fuori, il ragazzo mi abbandona ed il mio boy mi fa alzare. Scende dalla macchina e, dal portabagagli, prende una coperta. La stende sul cofano e mi dice di sdraiarmici sopra ed aprire le cosce. Allora mi tolgo jeans e slip ed obbedisco. Si fa sotto un altro tipo, che, a causa del buio non distinguo bene. Prende la mira e mi incula, iniziando subito a montarmi.
Enrico, accanto a lui, mi esorta a godere. Di tanto in tanto si china su di me e mi bacia. Mi fa sentire la sua presenza, pur facendomi sbattere da dei perfetti sconosciuti. “Voglio che tu goda come una troia! Fa’ vedere a questi porconi quanto puoi essere puttana, dai!”. Allora, per accontentarlo, allargo di più le cosce e, con una mano, mi strofino la rosellina deflorata, ammiccando verso il mio stallone di turno, anche se forse quello neanche mi vede. Per sopperire alla mancanza di luce, comincio a gemere e a singhiozzare, eccitandolo con il suono della mia voce. La cosa sembra funzionare, perché quello mi stringe più forte le cosce e mi percuote le chiappe col suo ventre, fottendomi come un ossesso. I suoi colpi mi fanno scivolare avanti e indietro sul cofano e aumentare il volume dei miei singulti.
“Prendi il cazzo, puttana!”, mi insulta quello. “Merda! Hai un culo prensile! Mi sta succhiando la minchia! Che forza!”, commenta, mentre continua a martellarmi la prostata. Poi, con uno strattone mi libera il budello, lasciandomelo spalancato in attesa di essere nuovamente riempito. Tre dita di Enrico mi entrano dentro e ne escono subito. Le vedo ondeggiare sopra la mia faccia, tutte imbrattate dei miei umori. Apro la bocca ed estraggo la lingua, bramando i miei succhi. Una goccia stilla dal dito medio del mio boy, finendomi dritta in gola. Mentre la gusto, lui mi spalma le falangi sul muso e mi viola le labbra, facendomi ubriacare con le mie secrezioni. Succhio le sue dita e le ripulisco, e intanto le mie caviglie vengono strette da due mani forti.
Un grosso glande bacia la mia rosellina e la attraversa. Mugolo per la dilatazione che subisco. Abbasso lo sguardo e percepisco una figura enorme sormontarmi e violentarmi. Infatti, il nuovo stallone ci dà dentro fin da subito e il suo arnese è molto più grosso dei precedenti. Istintivamente allungo una mano sul suo petto per spingerlo via e sotto i miei polpastrelli sento muscoli possenti e pelle liscia.
“Questo è veramente grosso, vero amore?”. Mi chiede Enrico, provocatoriamente.
“S… sì. Con questo… mmm… con questo io godo tanto… oooo… ooooohhhhh…!”, rispondo ansimando, una volta che il mio gigantone mi ha liberato il cavo orale dalle sue dita, che ora porta alla mucosa estrusa della mia rosellina e la strofina piano, mentre lo stallone mi lavora lo sfintere come un toro infoiato.
“Amico, ma allora è proprio vero!”, sbotta il tipo. “Questa troia mi sta ciucciando il cazzo col culo! Mai vista una roba simile!”. L’uomo ha una voce roca e profonda, rude, e non si tira indietro quando i miei muscoli interni cominciano a contrarsi più velocemente per l’arrivo imminente di un orgasmo anale.
“Sei sicuro di farcela?”, gli chiede Enrico.
“Certo, tranquillo!”, gli risponde quello. “Non vedo l’ora!”, e, di lì a pochi secondi, il mio corpo si irrigidisce e gli stritolo la verga con lo sfintere.
“Ma senti qua che lavoro! Dai, mungimi tutto, troia!”, mi esorta lo stallone, senza avere alcun cedimento. Le mie braccia si allargano e stringo forte la coperta, mentre mi agito a destra e a sinistra sul cofano. Quando la mia stretta si allenta, l’uomo estrae la minchia e si allontana, continuando a commentare le sorprendenti proprietà del mio culo. Enrico mi accarezza il petto e mi chiede se mi va di continuare. Io annuisco, respirando a fatica, e allora lui mi suggerisce di cambiare posizione.
“Mettiti a pecorina appoggiato al cofano”. Scivolo giù e mi giro, piegandomi in avanti. Un altro cazzo si fa sotto immediatamente.
“Porca vacca! Ma è fradicia!”, esclama il nuovo stallone.
“Ha appena goduto!”, gli fa notare il mio boy, e quello approfitta della mia dilatazione e lubrificazione per darci dentro di brutto. Si aggrappa alle mie spalle e mi cavalca come un forsennato. Poi, una sua mano lascia la mia clavicola e si insinua tra le mie cosce, passando davanti. Raggiunge il mio buco e lo sfiora. “Merda! Ma sbrodola come una femmina!”.
“Te l’avevo detto, no?”, ribatte subito Enrico.
“Sì… ma…”, tituba quello.
“Non ci credevi, eh?”, insiste il gigantone. Lo stallone non vuole dargli soddisfazione, ma, in tutta risposta, torna ad aggrapparsi a me e montarmi come un folle.
“Mi fa sborrare, cazzo… Mi fa sborrare…!”, rantola, all’improvviso, l’uomo alle mie spalle.
“Non dentro!”, urla Enrico, e quello strattona indietro, che sembra mi porti via un pezzo di intestino, e sento diversi schizzi sulla schiena e sulle chiappe, insieme al suo ansimare e bestemmiare. Poi, mentre se ne va, mi dà della puttana e dice a qualcun altro di fottermi come si deve ché me lo merito.
“Vieni con me, amore”. Enrico mi prende per un braccio e porta con sé anche la coperta. La stende a terra e chiama un tipo a sdraiarsi sopra. Mi fa impalare sul suo uccello, mentre qualcuno si muove alle mie terga. Mi piego in avanti e subisco un’altra penetrazione. Mentre la seconda nerchia mi entra dentro, chiudo gli occhi e, quando li riapro, un palo barzotto dondola davanti al mio naso. Qualcuno afferra le mie mani e le porta ad altre due verghe, una alla mia destra e una alla mia sinistra.
Masturbo, spompino e mi faccio inculare da cinque cazzoni contemporaneamente. Il tipo che mi sta sotto si solleva un po’ e si allatta al mio capezzolo sinistro, quello mio più sensibile. Questa suzione mi scatena gli istinti più animaleschi. Comincio ad aspirare come una sanguisuga e in men che non si dica il cazzo mi irrora le fauci. Muovo le mani avanti e indietro come un pazzo e le mie guance e le mie orecchie si insozzano di sperma dopo forse neanche un minuto. Ricevo diversi schizzi sulla faccia e raccolgo la sborra con le mani per portarmela alla bocca e gustarla. Altri stalloni sostituiscono i tre precedenti, mentre gli altri due continuano a lavorarmi il culo.
“Dai, scopatemi!”, li esorto, voltandomi un momento indietro, e quello alle mie spalle si sistema meglio e comincia a montarmi come un vero toro.
“Ti piace così, eh? Ti piace così, vacca che non sei altro?”, mi insulta.
“MMMMMMM!!! Sììììììì, cosìììììììì!!!”. Faccio la troia per eccitarlo e la cosa funziona, visto che sento il suo arnese indurirsi e arcuarsi, premendomi la parte superiore dello sfintere. Poi, lo stallone ha la felice idea di risalire un po’, dilatandomi così l’anellino. La maggiore apertura è per me fatale: lascio andare i cazzi che stavo masturbando e sputo quello che spompinavo. Cado in avanti e le mie tettine sono entrambe alla mercé dello stallone che sta sotto, il quale non si risparmia e le stringe tra le mani e le succhia come se cercasse di estrarne qualcosa.
I miei fianchi si agitano e il culo si scuote a destra e a sinistra. Mi protendo indietro e godo. L’interno cosce si bagna di umori e le due verghe mi scorrono dentro come se scivolassero sull’olio. Mi riprendo e ingoio la minchia alla mia destra; poi passo a quella davanti a me ed infine spompino quella a sinistra. Rifaccio il giro più volte, finché ognuna di quelle non mi disseta sparandomi in gola tutto il nettare prodotto dai rispettivi lombi.
“Io sborro!”, annuncia, d’un tratto, l’uomo alle mie spalle, che estrae l’uccello e mi viene davanti. Mi strozza, piantandomelo in bocca e mi schizza dentro fiotti e fiotti di sperma calda e densa. Nel frattempo, cavalco come un forsennato il tipo che mi sta sotto e anche quello, dopo un po’, si sfila, si inginocchia davanti alla mia faccia e mi imbratta il viso col suo seme agrodolce. Io lo raccolgo e, con la mano fradicia, mi lubrifico la rosellina.
“Ancora cazzi… mmmmmm… ancora cazzi…!”, chiedo, ubriaco.
“Li hai fatti fuori tutti, amore!”, mi sussurra Enrico. Allora apro gli occhi emi guardo intorno. Gli uomini che mi hanno scopato mi circondano, esausti, come in attesa di qualcosa. “Tutti tranne uno!”, aggiunge il mio boy, che si sdraia sotto di me sulla coperta e, armeggiando col suo affare, con un colpo da maestro dal basso verso l’alto, mi impala spezzandomi il fiato. Poi mi stringe i fianchi e, puntando i piedi, comincia a scoparmi con movimenti sussultori, frequenti e incessanti.
Non appena riprendo a respirare, mi appoggio a terra con le mani, ed inizio a twerkare sul ventre del mio gigantone, con le mie chiappe che ci rimbalzano sopra, sbattendoci contro sonoramente. Il mio culo burroso che sobbalza su quel poderoso cazzo deve essere un bello spettacolo per i presenti, i quali, nonostante la poca luce, riescono a vedere la mia cavalcata e si prodigano in apprezzamenti e complimenti.
Enrico resiste qualche minuto. Annuncia il suo orgasmo con un rantolo: quindi, solleva il bacino incollandolo alle mie natiche e mi riempie col suo seme. Si sfila e mi viene dietro. Si accuccia sul mio culo e mi titilla la rosellina con la punta della lingua. Io spingo in fuori e mi apro, lasciando uscire quello che lui mi ha riversato in corpo.
Segue un brusio dei presenti, che godono anche di questo siparietto. Il mio boy raccoglie il suo sperma con la lingua e mi strattona il capo indietro, afferrandomi per i capelli. Schiudendo la sua bocca, fa colare saliva e sborra nella mia e poi mi bacia. Ci scambiamo i nostri rispettivi succhi, e poi lui si rialza. I ragazzi che mi hanno scopato salutano Enrico, ripetendo di essere a disposizione ogni volta che vuole.
Quindi, noi ci rivestiamo e torniamo a casa.
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