Prime Esperienze
Martina: Scuola di Cinema


06.05.2025 |
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"Conosce ogni inquadratura, ogni scandalo, ogni retroscena di quei film..."
Martina, 23 anni, capelli rossi che cadono in ricci ribelli sulle spalle, è una presenza che cattura gli sguardi alla Scuola del Cinema di Cinecittà, Roma. La sua prima di reggiseno è un lontano ricordo: ama indossare abiti frivoli, leggeri, che accennano alla sua silhouette senza bisogno di sostegno. Gonne corte che danzano al vento, top di seta che scivolano sulla pelle, l'università è il suo palco, e lei lo calca con una sicurezza che mescola ingenuità e provocazione. Studentessa di sceneggiatura, brillante e istintiva, Martina ha una passione per il cinema che la spinge a esplorare i suoi angoli più audaci.Per la sua tesi, le è stato assegnato un progetto che è un tuffo nell’erotismo italiano degli anni '80 e '90: analizzare i film di Mario Salieri, Tinto Brass e Joe D’Amato. La lista di pellicole è un catalogo di trasgressione: La Chiave, Così fan tutte, Patrika, L’Alcova, Malabimba e La Clinica della vergogna. Martina passa le sue giornate nell’archivio della Scuola del Cinema, un dedalo di scatole polverose e pellicole 35mm e 16mm, reliquie di un’epoca che profuma di celluloide e desiderio.
A guidarla c’è Luca, 48 anni, tecnico di sala e maestro delle proiezioni. Con i capelli brizzolati e occhi che sembrano custodire ogni segreto di Cinecittà, Luca è un uomo dal fascino consumato. La sua voce, profonda e misurata, snocciola aneddoti con l’autorità di chi ha vissuto il cinema sulla propria pelle. Conosce ogni inquadratura, ogni scandalo, ogni retroscena di quei film. Le sue mani, quando monta le pizze sul vecchio proiettore, si muovono con una precisione che Martina trova magnetica. Spesso, dopo aver avviato la proiezione, si siede accanto a lei nella sala studio, un angolo intimo con poltroncine di velluto rosso e un’atmosfera carica di storia.
Quel giorno, il proiettore ronza sommesso mentre La Clinica della vergogna di Mario Salieri prende vita sullo schermo. La pellicola 35mm, leggermente segnata dal tempo, dipinge scene di un erotismo sfacciato, con colori vividi e una regia che indugia senza pudore. Martina è al centro della sala, un taccuino in grembo, ma la penna è immobile. Le immagini la catturano, parlano ai suoi sensi in un modo che va oltre l’analisi accademica. Luca, a un paio di posti di distanza, guarda lo schermo con un mezzo sorriso, come se anticipasse ogni dialogo.
“Questa scena,” dice, rompendo il silenzio con voce bassa, “Salieri l’ha girata in un solo giorno, in una villa vicino Roma. Ha voluto la luce naturale per rendere tutto… viscerale.” Il suo tono è tecnico, ma c’è un’ombra di malizia, come se sapesse che le sue parole stanno toccando una corda in Martina.
Lei si gira, i capelli rossi che catturano un bagliore del proiettore. “Viscerale come?” chiede, con un sorriso che è sfida e curiosità. Il top di seta bianca, senza reggiseno, si muove appena mentre si sporge verso di lui. La sala è avvolta dall’oscurità, il fruscio della pellicola è un sottofondo ipnotico, interrotto solo dai suoni soffocati dello schermo.
Luca si sposta, occupando il posto accanto al suo. “Come quando sai che non dovresti guardare, ma i tuoi occhi non si muovono,” risponde, sostenendo il suo sguardo per un istante prima di tornare allo schermo. Martina sente un fremito, forse per le sue parole, forse per l’aria densa della sala. La scena si intensifica, e il calore nella stanza sembra salire.
“Raccontami ancora,” sussurra lei, la voce appena percepibile sopra il ronzio del proiettore. È un invito che va oltre il film. Luca si volta, il suo ginocchio sfiora il suo, un contatto che nessuno dei due interrompe. “Salieri,” dice, “sapeva che il desiderio vive negli sguardi. Come il tuo, adesso.”
Martina trattiene il fiato. Il film scorre, ma i loro occhi sono altrove. Il fruscio della pellicola è un ritmo che scandisce la tensione, e l’oscurità della sala li avvolge, rendendo ogni parola, ogni movimento, carico di possibilità. La mano di Martina, sul bracciolo, è a un soffio da quella di Luca.
Lei si morde il labbro, gli occhi verdi che brillano nella luce riflessa dello schermo. “E tu, Luca? Cosa vedi nei miei sguardi?” La domanda è un’esca, buttata con un sorriso che è pura provocazione. Si sporge verso di lui, il top che scivola appena, rivelando un accenno della curva del seno. Luca la guarda, il suo mezzo sorriso che si incupisce di desiderio. Non risponde subito, ma il suo corpo si tende, il ginocchio che sfiora il suo, un contatto che brucia.
“Vedo una ragazza che gioca col fuoco,” dice alla fine, la voce bassa, quasi un ringhio. Martina ride piano, un suono che si perde nel ronzio del proiettore. Sullo schermo, la dottoressa ha lasciato cadere il corsetto, il suo corpo nudo illuminato da una luce calda, mentre il paziente la attira a sé. I loro movimenti sono lenti, deliberati, ogni tocco amplificato dalla regia di Salieri.
Martina si alza, lenta, lasciando il taccuino sul sedile. Si avvicina a Luca, fermandosi a un passo da lui, abbastanza vicina da fargli sentire il calore del suo corpo. “E se volessi bruciarmi?” sussurra, piegandosi leggermente, i capelli rossi che le cadono sul viso. Luca inspira bruscamente, le sue mani che si stringono sui braccioli della poltrona. “Martina…” inizia, ma lei non gli dà il tempo di finire.
Con un movimento fluido, si inginocchia tra le sue gambe, le mani che trovano la cintura dei suoi jeans. Luca la guarda, il respiro che si fa corto, ma non la ferma. La sala è un bozzolo di oscurità, il fruscio della pellicola e i gemiti del film che creano una sinfonia erotica. Martina slaccia la cintura, il suono del metallo che si apre è un’eco netta nella stanza. Tira giù la zip, lenta, gli occhi fissi in quelli di Luca, che ora brillano di un desiderio crudo.
Quando libera il suo cazzo, Martina trattiene il respiro. È grosso, più di quanto si aspettasse, spesso e duro, con una cappella larga che pulsa sotto la sua mano. “Cazzo, Luca,” mormora, la voce roca, mentre lo stringe, sentendo la pelle calda e liscia. Lui geme piano, la testa che si appoggia allo schienale, ma i suoi occhi non lasciano mai i suoi. “Non giocare, Martina,” dice, ma il tono è una supplica.
Lei non gioca. Si china, i capelli rossi che sfiorano le cosce di Luca, e lo prende in bocca. La sensazione è travolgente: il calore della sua lingua che scivola sulla cappella, il gusto salato che le riempie i sensi. Inizia piano, succhiando la punta, la bocca che si adatta alla sua grandezza. Luca geme più forte, una mano che si infila nei suoi capelli, non per guidarla ma per ancorarsi. Martina lo guarda da sotto, gli occhi che brillano di malizia, mentre lo prende più a fondo, la lingua che danza lungo l’asta.
Sullo schermo, la scena si intensifica. La dottoressa è ora a cavalcioni sul paziente, i loro corpi che si muovono in un ritmo frenetico. I gemiti sono più alti, quasi disperati, e il suono della pellicola sembra amplificare ogni sensazione nella sala. Martina accelera, la bocca che scivola su e giù, le labbra che si stringono attorno al cazzo di Luca. Lo sente pulsare, grosso, che le riempie la bocca fino alla gola. Con una mano gli accarezza le palle, pesanti e calde, e il gemito di Luca è quasi un ringhio. “Cazzo, Martina, così mi fai impazzire,” ansima, la voce spezzata.
Lei non si ferma. La sua lingua vortica sulla cappella, poi scende di nuovo, prendendolo fino in fondo, le labbra che sfiorano la base. La saliva le cola agli angoli della bocca, una goccia che scivola sul mento, ma non le importa. È persa nel ritmo, nel calore, nel potere che sente di avere su di lui. Il fruscio della pellicola è un metronomo, i gemiti del film un’eco dei loro. Luca le stringe i capelli, il respiro sempre più irregolare, ma Martina rallenta di colpo, tirandosi indietro con un sorriso provocante. “Non ancora,” sussurra, leccandosi le labbra.
Luca la guarda, gli occhi annebbiati dal desiderio. “Sei una strega,” dice, ma c’è un’ammirazione cruda nella sua voce. Si alza, le mani che la afferrano per i fianchi, tirandola in piedi. Le sue dita trovano l’orlo della gonna di Martina, sollevandola senza cerimonie. Le mutandine, un triangolo di pizzo nero, sono già umide. Luca gliele sfila, lasciandole cadere sul pavimento, e Martina geme piano, le cosce che tremano sotto il suo tocco.
Le sue mani risalgono, aprendo la camicetta di seta con un movimento deciso. I bottoni cedono, rivelando i seni piccoli, perfetti, con capezzoli rosei che si ergono sotto il suo sguardo. Luca si china, prendendone uno in bocca, la lingua che vortica, succhiando con una fame che fa inarcare Martina. “Luca…” geme, le mani che si aggrappano alle sue spalle. Lui passa all’altro seno, mordicchiando appena, mentre una mano scivola tra le sue gambe, trovandola bagnata, pronta.
Martina è al confine della ragione. Il film sullo schermo mostra ora un’altra scena: due donne in una stanza della clinica, i loro corpi intrecciati su un letto di seta, le mani che esplorano con una lentezza agonizzante. I gemiti sono un coro, la musica di sottofondo un lamento sensuale. Martina si stacca da Luca, il respiro corto, e si gira verso lo schermo. “Voglio guardarlo,” dice, la voce roca. Si siede su di lui, a cavalcioni, guidando il suo cazzo verso la sua fica. Quando la cappella la penetra, Martina geme, la sensazione di pienezza che la travolge. È enorme, la allarga, la riempie in un modo che le fa quasi male, ma è un dolore che si scioglie in piacere.
Inizia a muoversi, lenta, gli occhi fissi sullo schermo. Il cazzo di Luca la spacca, ogni centimetro che scivola dentro sembra toccarle l’utero, la cappella che preme contro punti che non sapeva di avere. “Cazzo, sei enorme,” ansima, le mani sulle spalle di Luca per bilanciarsi. Lui le afferra i fianchi, guidandola, i suoi gemiti che si mescolano ai suoni del film. Martina accelera, il ritmo che si fa frenetico, il suo clitoride che sfrega contro di lui a ogni movimento. Lo schermo mostra le due donne che raggiungono l’orgasmo, i loro corpi che si inarcano, e Martina sente il suo avvicinarsi.
“Luca, sto… sto venendo,” geme, la voce che si spezza. Il piacere esplode, un’onda che la travolge, la sua fica che si stringe attorno al cazzo di Luca mentre l’orgasmo le cola lungo le cosce, bagnando entrambi. Lui geme, i denti stretti, ma si trattiene, lasciandola cavalcare l’onda fino alla fine. Quando Martina rallenta, il corpo tremante, Luca la solleva, il suo cazzo ancora duro che scivola fuori con un suono umido.
“Non abbiamo finito,” ringhia, la voce carica di desiderio. La fa alzare, guidandola verso il sedile davanti. Martina si piega, a novanta gradi, le mani che si aggrappano allo schienale, la gonna ancora sollevata, la camicetta aperta. Luca si posiziona dietro di lei, il cazzo che trova di nuovo la sua fica, scivolando dentro con un colpo deciso. Martina urla piano, il piacere che si mescola a una sensazione di invasione totale. Lui inizia a scoparla, forte, ogni spinta che la spinge contro il sedile.
Sullo schermo, la scena cambia ancora. Un uomo e una donna in un’alcova della clinica, lei legata a una sedia, lui che la provoca con un frustino di pelle. I loro dialoghi sono sussurrati, carichi di tensione, e i colpi del frustino sono leggeri ma ritmici, come le spinte di Luca. Martina geme a ogni affondo, la sua fica che si stringe attorno a lui, ancora sensibile dall’orgasmo precedente. “Luca, cazzo, non fermarti,” ansima, la voce rotta. Lui accelera, le mani che le stringono i fianchi, il suono della loro pelle che sbatte che si mescola al fruscio della pellicola.
Il film raggiunge un crescendo: la donna legata si libera, gettandosi sull’uomo, i loro corpi che si fondono in un caos di desiderio. Martina sente il suo secondo orgasmo montare, la fica che si contrae, stringendo il cazzo di Luca come una morsa. “Sto venendo di nuovo,” urla, il corpo che trema mentre l’orgasmo la squassa, più intenso del primo. Luca non resiste più. Con un ultimo affondo, geme forte, il suo cazzo che pulsa mentre schizza la sua sborra calda dentro di lei, riempiendola. Martina sente ogni fiotto, un calore che la invade ed amplifica il piacere, geme piano, il corpo che si abbandona contro il sedile. "prenderò la pillola del giorno dopo, è stato bellissimo" sospira continuando a tremare.
Per un momento, si fermano, il respiro affannoso, il film che continua a scorrere. La scena ora è più calma, un epilogo sensuale con i protagonisti che si accarezzano su un letto, i loro corpi illuminati da una luce soffusa. Il fruscio della pellicola è l’unico suono, insieme al battito dei loro cuori. Ma poi, un rumore rompe l’incanto: passi, distanti ma in avvicinamento, nel corridoio fuori dalla sala.
“Cazzo,” sussurra Luca, ricomponendosi in fretta. Si tira su i jeans, chiudendo la zip con mani tremanti. Martina si alza, le gambe molli, sistemando la camicetta aperta. Il pizzo delle mutandine è ancora sul pavimento, ma non ha tempo di raccoglierlo. Si liscia la gonna, cercando di riprendere un contegno, ma il suo corpo tradisce l’ardore: un rivolo perlato, la sborra di Luca, le cola lungo l’interno della coscia, catturando un riflesso della luce tenue della sala.
La porta si apre, e due studenti entrano, chiacchierando di un progetto. Non notano nulla, o forse non vogliono notare. Martina, in piedi vicino al proiettore, sorride, la voce calma mentre dice, “Sto finendo di guardare questa pellicola per la tesi.” Luca, seduto di nuovo, annuisce, il volto impassibile ma gli occhi che brillano di un segreto condiviso. Solo quel rivolo, visibile solo a chi sapesse dove guardare, racconta la verità di ciò che è appena accaduto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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